Femminicidio, il killer quasi sempre si nasconde tra le mura di casa

9 Gen 2016 16:35 - di Robert Perdicchi

Le statistiche lo dicono chiaramente: l’autore dei femminicidi è quasi sempre in casa. In sette casi su dieci, secondo l’ultimo rapporto Eures, gli omicidi di donne si consumano all’interno del contesto familiare o affettivo, per mano del marito, compagno, amante, fidanzato, ex partner. Come nel tragico caso nel napoletano, dove un uomo ha ucciso moglie e figlia e ha poi tentato il suicidio. La violenza sulle donne è un fenomeno antico e persistente, ma gli ultimi dati del Viminale lasciano intravvedere una piccola inversione di tendenza. Nel 2015, dice il Ministero dell’Interno nell’ultimo report datato 22 dicembre 2015, ci sono stati 411 omicidi volontari, di cui il 31,14% con vittime donne. Facendo un rapido calcolo, sono dunque 127 i casi di donne uccise, in calo rispetto al 2014, quando erano stati – dati Eures – ben 152. Secondo il Viminale, il merito è delle leggi ad hoc approvate negli ultimi anni: la legge per il contrasto al femminicidio, quella anti-stalking e la ratifica della Convenzione di Istanbul sulla violenza di genere.

Il femminicidio nasce da una relazione di coppia

Il 66,3% dei femminicidi domestici censiti in Italia tra il 2000 e il 2013 (1.122 vittime in valori assoluti) – dice il Rapporto Eures – è direttamente riferibile ad una relazione di coppia, con una prevalenza della relazione coniugale o di convivenza (714 vittime, pari al 42,2% degli eventi censiti), una quota significativa di donne uccise da partner o amanti (292, pari al 17,3%) ed una più contenuta da ex coniugi o ex partner (116 vittime, pari al 6,9%). L’omicidio ad opera di quell’uomo che si era scelto per la vita o con il quale comunque si pensava di vivere una storia d’amore si consuma nel 40,9% dei casi nel silenzio delle mura domestiche, perché a detta di familiari e vicini la coppia non presentava problemi particolari. Leggermente inferiore (39% dei moventi noti) la percentuale dei femminicidi scaturiti invece da una situazione di continui litigi, mentre un terzo gruppo di crimini è legato (è il 17,8% dei casi) alla volontà della donna di interrompere la relazione. Il principale movente degli omicidi compiuti per mano del coniuge o del convivente – sempre secondo i dati Eures – è quello del “possesso”, il cosiddetto movente passionale, seguito dal movente derivante da liti e dissapori. Infine l’arma del delitto: se a uccidere è il coniuge, nel 32,3% dei casi usa un’arma da fuoco, nel 29,1% un’arma da taglio, ma c’e’ anche un 3,9% che ha ucciso la compagna a furia di botte.

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