Prodi fa il cinese: “Pechino non investe in Italia a causa della burocrazia”
Romano Prodi all’Opificio Golinelli, pungolato dalle domande del direttore del Sole-24 Ore Roberto Napoletano, attacca l’Italia senza peli sulla lingua. Nella “sua” Bologna, nella “sua” Emilia Romagna, in mezzo ai “suoi” imprenditori che per tutto il giorno hanno raccontatostorie di innovazione e di crescita, con le sue risposte da economista e da statista ricostruisce il quadro di insieme, calibra le valutazioni e disegna gli scenari. «Le ultime parole del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, sui pericoli di un rallentamento italiano, mi preoccupano. Non vorrei che lui disponesse di numeri che noi non abbiamo», dice subito. Poi, inserisce il nostro piccolo tassello nel mosaico europeo e mondiale: «È vero che gli Stati Uniti cresceranno di due punti e mezzo. Ma l’Europa ha uno sviluppo pigro, la Russia con il suo meno 4% crolla, il Brasile frena e c’è il problema della Cina».
Prodi frena l’entusiasmo di renzi: “il mondo cresce poco. L’Europa è pigra”
In questo contesto generale, siinserisceoral’mstabilitàprovocata dal terrorismo, che ha messo a nudo i limiti attuali dell’Europa. «Noi dobbiamo essere naturalmente vicini alla Francia, ma non possiamo dimenticare che la Francia non ha mai apprezzato e sostenuto le collaborazioni interforze. Gli Stati membri dell’Unione europea hanno sempre custodito gelosamente la politica estera».
Secondo Prodi, «La burocrazia è peggio delle tasse»
Dunque, l’Europa deve cambiare. E anche l’Italia, naturalmente, deve farlo. Il nostro Paese, che ha nel Mediterraneo il suo naturale scenario, è troppo piccolo. E, spesso, assume atteggiamenti autolesionistici. Basti pensare ai progetti sui porti – per esempio Gioia Tauro e Taranto – e sul rapporto strategico con i cinesi, che hanno cancellato dai loro programmi l’Italia («dove c’è sempre un rallentamento burocratico o un gruppo di ambientalisti che difende un qualche cavalluccio marino impedendo di dragare il fondo per fare entrare i container») e si sono orientati verso il Pireo, progettando la ferrovia che da Atene raggiungerà Budapest e, da lì, il nord Europa. In un quadro tanto complicato, nel nostro Paese esiste un tema di equilibrio economico e sociale interno.