Ultimo nudo integrale su Playboy: finisce l’epoca dell’eros patinato
È Pamela Anderson la modella senza veli, in copertina, per l’ultimo storico numero di Playboy con foto di nudi integrali: l’edizione gennaio-febbraio della rivista chiude una tradizione lunga 60 anni. Il magazine “per soli uomini” che per decenni, dalla Marilyn senza veli del 1953, ha alimentato i sogni proibiti di generazioni di maschi americani, rinuncia al nudo integrale. Non è una svolta puritana, tutt’altro, quanto piuttosto l’ammissione di una sconfitta: ha vinto il web. Le conigliette continueranno a popolare la rivista fondata sei decenni fa da Hugh Hefner, ma a partire da marzo saranno nudi soft. L’anno scorso Playboy ha eliminato il nudo integrale dal suo sito web registrando un’impennata del 250% del traffico e un ringiovanimento del lettore medio: da 47 a 30 anni. «Vedere una donna nuda non è più provocante. In realtà può limitare l’audience», aveva spiegato l’amministratore delegato di Playboy Enterprises Scott Flanders alla Nbc, ma il dilemma per Playboy è complesso: se al brand fondato da Hefner togli il nudo, cosa resta?
Dalla Monroe a Sharon Stone: tutti i nudi di Playboy
La strada è in salita, complicata dalla crisi dell’editoria. Per playboy il top della distribuzione fu nel novembre 1972 con oltre sette milioni di copie. Le foto senza veli – Madonna, Sharon Stone, Naomi Campbell tra le tante all’apice della loro fama – si accompagnavano a racconti di autori famosi (Fahrenheit 451 di Ray Bradbury fu pubblicato a puntate nel 1954) mentre vip della politica – da Malcolm X a Jimmy Carter – non disdegnavano di farsi intervistare. Da allora è stato un lento declino. Mentre la concorrenza del porno online toglieva di mezzo testate rivali come Penthouse, Playboy è restato in vita, ma attaccato al respiratore. Oggi le copie vendute di un brand che con Nike e Apple è tra i più riconoscibili del mondo sono 800 mila. La rivoluzione è stata concordata in settembre nella Playboy Mansion di Hugh Hefner in California. Hefner, che ha 89 anni ed è tuttora, sia pure di nome, il direttore della testata ha dato luce verde. «Siamo rimasti vittima del nostro stesso successo», ha ammesso Flanders riferendosi alle battaglie per la liberazione sessuale condotte dal magazine negli anni sessanta e settanta: «Quelle battaglie sono state combattute e vinte. Oggi sei a un click di distanza da ogni atto sessuale immaginabile possibile. Il nudo integrale in questo momento è totalmente superato».