Migranti, la Merkel se ne accorge solo ora: «Accordi di Dublino da rivedere»

24 Nov 2015 18:51 - di Redattore 92

«La Germania – ha detto Angela Merkel – ha riconosciuto per molti anni gli accordi di Dublino perché era al centro del continente, non aveva frontiere esterne né grandi problemi di immigrazione. Ma oggi, di fronte alle sofferenze della guerra civile e del terrorismo dell’Isis e di altre organizzazioni, dobbiamo constatare che la pressione dei migranti ai confini esterni dell’Ue è diventata così forte che la loro difesa, così come è stata finora, non può funzionare», ha aggiunto la cancelliera tedesca. «L’Europa di Schengen è un terreno anche per la crescita economica. Ma per poterla preservare dobbiamo rafforzare i confini esterni dell’Unione», ha aggiunto la cancelliera, parlando al congresso dell’associazione dei datori di lavoro tedeschi (Dba), in un intervento incentrato in larga parte sull’emergenza profughi. Un’emergenza per la quale l’Europa ha troppo a lungo guardato la crisi siriana alla tv, sottovalutando il peso dei profughi sostenuto dai Paesi confinanti, Turchia, Libano, Giordania. «L’Europa non può sganciarsi da questi eventi», ha detto ancora la Merkel, sottolineando che la sfida dei profughi «non si può regolare al confine fra Germania e Austria ma a quelli esterni dell’Ue».

L’allarme delle forze di polizia italiane sugli accordi di Dublino

Ciò che ora pare evidente anche alla Merkel è stato sottolineato più volte anche dalle nostre forze dell’ordine. Il procuratore generale di Roma, Giovanni Salvi, a un recente convegno su ‘Traffici e terrorismo” organizzato dalla rivista Limes, aveva sostenuto una linea simile. Salvi, che da procuratore di Catania ha gestito le inchieste legate al traffico di esseri umani nel Mediterraneo, aveva infatti definito «un grave errore dell’Europa non aver modificato ancora gli accordi di Dublino, con enormi problemi per le forze di polizia che devono affrontare chi non vuol essere identificato in Italia perché vuole andare in Nord Europa per ricongiungersi alla famiglia».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *