Bomba al santuario di Yasukuni, dove riposano le “anime” dei giapponesi

23 Nov 2015 18:28 - di Antonio Pannullo

Un’esplosione si è verificata poche ore fa in un bagno pubblico del controverso santuario Yasukuni di Tokyo, dedicato ai caduti in guerra del Giappone compresi quelli giustiziati come criminali di guerra. Nessuno sarebbe rimasto ferito. L’esplosione ha causato un piccolo incendio nel bagno. Yasukuni è bersaglio di critiche da parte dei Paesi vicini, tra cui Cina e Corea del Sud, che hanno subìto atrocità e aggressioni durante la Seconda guerra mondiale. I vigili del fuoco hanno ricevuto una chiamata per spegnere un piccolo incendio che ha danneggiato il soffitto e le pareti del bagno, ha spiegato un funzionario dei pompieri della capitale giapponese. Non è chiaro cosa abbia causato l’esplosione. Ma sul posto la polizia ha trovato batterie e cablaggi che potrebbero essere stati parte di un dispositivo esplosivo. Si analizzano ora le telecamere di sicurezza.

Il santuario di Yasukuni è da tempo al centro di polemiche

Il Santuario shintoista della Pace nazionale fu costruito nel 1869 alla fine di una guerra civile giapponese per ricordare tutte le “anime” cadute al servizio dell’Imperatore. Oggi l’elenco comprende quasi due milioni e mezzo di nomi, la maggior parte dei quali caduti nell’ultimo conflitto mondiale. Vi si ricordano i caduti di tutte le guerre, uomini e donne, compresi coreani e aborigeni di Taiwan che combatterono per l’Imperatore. Come detto, tra questi vi sono anche 14 soldati considerati dai tribunali alleati criminali di guerra. Nel santuario è anche allestito un museo bellico contenente reperti di mezzi utilizzati dai giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale. Negli anni scorsi molti premier nipponici e lo stesso Imperatore andarono a recare omaggio ai caduti, suscitando ogni volta numerose polemiche. Ora le visite si sono un po’ diradate, ma l’ex premier Koizumi, del partito lberaldemocratico, effettuò visite regolari per tutta la durata del suo mandato. Nel 2009 un acceso nazionalista giapponese tentò il seppuku, il suicidio rituale, davanti al parlamento nipponico a Tokyo, proprio per sollecitare le istituzioni a riprendere le visite al santuario.

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