45 anni fa il seppuku di Yukio Mishima contro la decadenza del Giappone

25 Nov 2015 15:28 - di Antonio Pannullo

«La vita umana è breve, ma io vorrei vivere per sempre». È l’ultimo biglietto lasciato da Yukio Mishima, lo scrittore giapponese che il 25 novembre del 1970 si suicidò in diretta tv dopo aver occupato il ministero della Difesa di Tokyo. E si suicidò con il rituale tradizionale del seppuku, quello dei samurai, con tanto di katana e discepoli. Fu il suo grido, la sua protesta contro la modernizzazione e contro la decomposizione del Giappone tradizionale. Si sa, nella mentalità nipponica morte, tradizione, perfezione, onore, sono concetti profondamente radicati. E Mishima li ha messi tutti in pratica. Certo, il suo gesto spettacolare non ha cambiato il mondo né il Giappone, ma quella era la sua morte sognata e desiderata, un esempio giunto alla fine di un cammino di perfetta coerenza. Come si ricorderà, all’annuncio della resa di Tokyo dopo le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, migliaia di giapponesi, militari e non, si suicidarono considerando la resa al nemico un sommo disonore. Un quarto di secolo dopo, Mishima ha rinverdito quel ricordo, mettendo il Giappone moderno e sconfitto di fronte alle sue responsabilità: e lo ha fatto facendo vedere al mondo la sua spada insanguinata. Aveva 45 anni e al quel tipo di suicido pensava da tempo: consegnò infatti poco prima di morire la sua ultima opera all’editore, Il mare della fertilità. Personaggio estremamente complesso, che all’inizio della sua carriera ebbe più successo all’estero che in patria. Intendiamoci, negli anni Sessanta la cricca di intellettuali giapponese era tutta di sinistra, così come in parecchie nazioni occidentali, Italia su tutte.

Yukio Mishima è oggi lo scrittore giapponese più tradotto al mondo

Lui si chiamava Kimitake Iraoka, ed era nato nella capitale nel 1925. E non fu solo uno scrittore, ma anche drammaturgo, saggista, poeta, attore, regista nonché esperto di arti marziali, in particolare di Kendo. Aveva fondato un’associazione paramilitare, la Tate no kai, Compagnia degli Scudi, formata simbolicamente da cento giovani selezionati, che rifiutava il Trattato di San Francisco, del 1951, con la quale il Giappone si impegnava a non possedere più un esercito. Si trattava delle pesanti condizioni che i vincitori avevano messo al Giappone dopo la guerra, condizioni non accettate e avversate da Mishima e dai suoi seguaci. Uno dei suoi primi romanzi di successo fu Confessioni di una maschera, del 1949, parzialmente autobiografico, nel quale Mishima racconta la sua infanzia e adolescenza. Dopo una scuola che forniva un’educazine spartana, Mishima si laurea in Giurisprudenza e vince un difficile concorso per funzionario del ministero delle Finanze. Ma dopo pochi anni abbandona il lavoro per dedicarsi esclusivamente alla scrittura. Negli anni Cinquanta si sposa (avrà due figli, Noriko e Ikiro), scrive altri libri (tra cui La voce delle onde, del 1954), viaggia in tutto il mondo come corrispondente dell’Asahi Shinbun. Nel 1966 scrive, dirige e interpreta il film Patriottismo, storia di un ufficiale che decide di morire tramite seppuku. E poi, quel 25 novembre, insieme a quattro membri tra i più fidati del Tate no kai, irrompe nel ministero della Difesa e pronuncia un discorso patriottico davanti a mille soldati schierati, ribadendo la sua fedeltà all’Imperatore, per poi trafiggersi il ventre e farsi decapitare. Insieme a lui si suicida un altro discepolo mentre gli altri saranno arrestati. Mishima è stato paragonato a D’Annunzio, e il suo suicido a quello di Catone. Oggi è l’autore giapponese più tradotto nel mondo, ha scritto una trentina di opere tra romanzi e saggi, dei quali probabilmente il più famoso in Italia è Sole e acciaio. A lui sono stati dedicati film, documentari, libri e canzoni. Il cantautore milanese Skoll lo cita spesso nelle sue canzoni. Proprio Skoll gli ha dedicato questi bellissimi versi:

Ma come il fiore reciso che io scelsi tra mille per te
Il piú bello è il più giovane che prima cade sul prato.
Per dimostrare che vivere non ha senso senza il morire.
Ripercorrendo il sostanziale sacrificio degli eroi…

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *