Violante: «I magistrati debordano, svuotano la politica ed è un rischio»

15 Ott 2015 15:15 - di Roberto Frulli

L’ex-presidente della Camera Luciano Violante parla dei magistrati in politica in una intervista a Qn. Il problema, dice, è quello della «subalternità della politica alla magistratura. Di più: la richiesta della politica ai magistrati di risolvere questioni scottanti. In questi giorni sul caso Marino e Roma sono stati richiesti esponenti della giustizia per ruoli politici. Chiaro segno di debolezza».
La politica, dice Violante, «perde di sovranità. La società politica usa parametri giudiziari. Di più: non afferma la sua sovranità come dovrebbe. E la giustizia, a volte, usa parametri politici. Il politico entra nel giudiziario e viceversa in maniera troppo massiccia. Certificando così una commistione di ruoli che è un danno per la democrazia. C’è chi vorrebbe trasferire la materia, delicatissima, dell’immunità parlamentare dalle Camere alla Corte costituzionale. Non sono d’accordo. Così si dimostra una grave sfiducia nelle proprie capacità e soprattutto nella capacità di correggersi».
«Credo che, prima o poi, emergerà un duro soggetto regolatore. E, allora, saranno guai per la magistratura che scambia l’indipendenza con una pervasività insistita nei confronti della politica ed è ancora incapace di autoriformarsi. Non è singolare – dice Violante – che negli atti giudiziari vengano sempre più spesso citati personaggi politici famosi che nulla hanno a che fare col processo? Anche nella giustizia, a volte, lo spettacolo prevale sulla verità».

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