La strategia di Pinocchio Renzi: vuole andare al voto, ma per ora lo nega

10 Ott 2015 15:35 - di Mario Aldo Stilton

Vuole il voto, ma lo nega. Tuttavia la strategia di Pinocchio Renzi ormai comincia a prendere forma. E in politica la forma è sostanza. Il premier incontra in Veneto il neo folgorato socio Flavio Tosi, ex speranza del centrodestra non più ripresosi dalla batosta subita alle regionali, strappa sorrisi e applausi al sempretondo Giovanni Rana e spara un’altra bordata di promesse alle platee che l’ascoltano. Pinocchio in ogni suo agire, dal palco di Unindustria di Treviso, Renzi assicura che “Per due anni e mezzo non chiedo voti”. Con quel ghigno tipico del gatto che sta per afferrare il topo. Topo che, nel caso, sta per i tanti fessi che credono ai suoi proclami e al radioso futuro che lui prospetta. Noi siamo convinti del contrario. Noi crediamo che Renzi non pensi ad altro che al voto. Al voto politico nell’anno che verrà. Certo, sappiamo bene, per averlo letto e sentito ovunque che praticamente nessuno ci crede al voto nel 2016. E perchè Renzi deve chetare il partito, e perchè deve far digerire le nuove alleanze (Verdini), e perchè c’è Mattarella, e perchè c’è il Referendum sulle riforme eccetera eccetera. Sta di fatto che a guardare l’agire del Pinocchio di palazzo Chigi,  il segnale è del tutto all’opposto. Soprattutto per quel che dice e per come lo dice. Non si era mai visto un presidente del Consiglio in carica, e non in campagna elettorale, declamare, forte e chiaro, dai microfoni di una radio la promessa che “il 16 dicembre sarà l’ultima volta che gli italiani pagheranno Imu e Tasi”. Nè si erano viste, a seguire, esternazioni continue e costanti su come sia vera la ripresa, su quanto di concreta la ripresa, su quanto sia forte la ripresa. Sino all’odierno ottimismo iniettato in dosi massicce nelle menti degli industriali trevigiani: gente concreta che non crede alle bufale e giudica i fatti. A loro, dopo averli ringraziati perchè “tengono alto il tricolore” ha promesso uno sconto fiscale “del 140 per cento” per chi investe nella propria azienda in beni strumentali. Sconto che “varrà per un anno solo”, il prossimo (guarda il caso), ha precisato. Dopodichè ha regalato altri due zuccherini alla platea annunciando lo sbarco in Borsa di Poste Italiane e affermando che con il nuovo anno “aggrediremo 8mila partecipate pubbliche”. Adesso attenzione: aggiungete a quanto sopra il fatto che l’Europa della Merkel potrebbe imporre una stretta creditizia e impedire lo sblocco di risorse da usare per tagliare le tasse; sommate il dato delle amministrative che si dovranno tenere a maggio e che vedranno al voto oltre a Milano, Napoli, Torino e Bologna anche Roma: si potrà così comprendere che il Pinocchio di palazzo Chigi ha la strada segnata. E che farà di tutto per provare a riunire in un perfetto election day il voto amministrativo e quello politico (la scusa del risparmio di denaro pubblico è sempre buona) e cercare di trascinare alla vittoria il suo schieramento con un voto che avrebbe la valenza di un referendum su se stesso. Ci sbagliamo? Può essere. Ma piuttosto che fidarsi di ciò che dice Pinocchio Renzi, forse sarebbe bene analizzare quel che fa.

 

 

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