Stabilità, Renzi «pallonaro»: le tasse aumenteranno. Allarme per 8 regioni

23 Ott 2015 11:43 - di Ginevra Sorrentino

Tasse, l’allarme sul possibile aumento di tasse e ticket è sempre più incalzante, e il rischio effettivo sempre più concreto, almeno per quanto riguarda otto Regioni in particolare: a una settimana dall’approvazione della manovra in Consiglio dei ministri, gli enti locali lanciano l’allarme in vista del 2016. E una stretta sarebbe in arrivo, secondo quanto si legge nelle ultime bozze, anche sul turnover della pubblica amministrazione, dove l’asticella scenderebbe al 25%. E proprio mentre il premier Renzi nella sua enews ribadisce che «nessun comune o regione potrà alzare le tasse rispetto al 2015, per legge»…

Tasse, tra propaganda e aumenti

Il blocco all’aumento delle imposte locali varrà per tutti «fatta eccezione – ha spiegato dunque il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti – per situazioni straordinarie legate all’addizionale regionale per le Regioni in eventuali disavanzi sanitari». Ad oggi, allora, le Regioni che si trovano a dover seguire il cosiddetto «piano di rientro» sono Lazio, Abruzzo, Campania, Molise, Sicilia, Calabria, Piemonte, Puglia, per le quali «la legge prevede un aumento automatico di addizionali Irpef e Irap – ha ricordato nelle ultime ore il coordinatore degli assessori al Bilancio Massimo Garavaglia – ma i presidenti e le giunte possono anche scegliere di agire sui ticket». Si concretizzano, dunque, i timori di chi paventava – a dispetto di annunci e spot – un silente aumento dell’imposizione contributiva e, più in generale, gli effetti negativi della cancellazione della Tasi-Imu sulla prima casa, come evidenziato tra gli altri anche da Confcommercio, che ha tempestivamente messo in guardia da un rialzo per uffici, negozi e alberghi per un valore di 1,5 miliardi.

Timori comuni e polemiche social

E così, Renato Brunetta si fa inteprete dei timori e dei sospetti diffusi, tra addetti aim lavori e opinione pubblica e, senza fare sconti al premier, torna a sanzionare l’ennesima propaganda, demagogica quanto tangibile, dispensata dal governo agli italiani su fisco e balzelli. «Nel suo primo anno di governo Renzi le tasse le ha aumentate, di due decimali. Questa è una certezza. Berlusconi nei suoi vari anni di governo le tasse non solo non le ha aumentate, ma in alcuni anni le ha addirittura diminuite». Non solo: dopo aver denunciato ai giornalisti riuniti in sala stampa a Montecitorio l’ennesimo ricorso allo strumento demagogico in materia di pressione fiscale e ritorni di cassa, Renato Brunetta calca la mano sull’inattendibilità degli spot governativi lanciati ad arte. «Renzi è noto da sempre per essere chiamato il bomba, vale a dire un pallonaro. Era così in gioventù, era così da presidente della Provincia di Firenze, era così da sindaco di Firenze ed è stato così nei suoi primi 18 mesi di governo», ha tuonato il capogruppo di Forza Italia alla Camera che poi, restando sul pezzo, ha anche aggiunto: «Basti pensare agli 80 euro che sono costati 10 miliardi di eruo al pubblico erario, e il risultato di quegli 80 euro è stato un aumento della pressione fiscale a tutti i cittadini italiani. Questa è la coerenza di Renzi, queste sono le balle di Renzi», ha sottolineato Brunetta. Non solo: dopo la polemica aperta e argomentata con i giornalisti, l’esponente azzurro ha continuato il discorso twittando anche via social la sua opinione in tema di Legge di Stabilità e promozione di provvedimenti governativi: «Grande imbarazzo di Mattarella. Legge Stabilità finalmente arrivata al Colle ma senza tabelle e con buchi…» ha cinguettato indomito Brunetta, taggando il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il ministro dell’Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan. Tanto per non tralasciare nulla e nessuno…

 

 

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