Si rafforza in Gran Bretagna il fronte del no all’Europa: in campo i big

9 Ott 2015 13:57 - di Giovanni Trotta

Si rafforza il fronte nel “no all’Ue” in Gran Bretagna in vista del referendum: tre importanti finanziatori dei Partito Conservatore, del Labour e dell’Ukip, tutti euroscettici, hanno unito le forze annunciando la costituzione di un nuovo gruppo – denominato Leave Vote – a sostegno della campagna per la Brexit. Sono il finanziere Tory Paul Cruddas, il banchiere filo-Labour John Mills e Stuart Wheeler, ex tesoriere dell’Ukip di Nigel Farage. Insieme si stima dispongano di patrimoni oltre il miliardo di sterline. L’annuncio dell’iniziativa è stato accolto con entusiasmo dal conservatore Daily Telegraph, che propone in un titolo a tutta pagina lo slogan del gruppo («È tempo di rimettere la Gran Bretagna al primo posto»); e con preoccupazione dall’europeista Independent, che evoca il potere dei soldi e si domanda allarmato se il Regno Unito non si stia davvero dirigendo verso l’uscita dall’Europa. Vote Leave si presenta come un cartello interpartitico. Oltre ai milionari che lo finanziano, vi hanno già aderito alcuni esponenti politici, in maggioranza legati alla robusta corrente euroscettica del Partito Conservatore del premier David Cameron, ma anche con presenze significative di altre forze: in particolare la deputata laburista Kate Hoey, già ministro dello Sport nei governi di Tony Blair, e il deputato dell’Ukip Douglas Carswell, oppositore interno di Farage, che da parte sua ha già costituito un altro gruppo (targato solo Ukip) per fare campagna a favore della Brexit. Gli ultimi sondaggi danno il fronte del “no” testa a testa con quello del “sì”, anche se il grosso del mondo del business britannico si oppone apertamente all’uscita dall’Ue. Mentre il populista Daily Express azzarda addirittura un 53% di voti potenzialmente favorevoli al divorzio dall’Europa.

Il fronte del no alla Ue appoggiato anche da Nigel Lawson

Molti gli interventi nei giorni scorsi sull’argomento, il cui nodo in questo momento è ovviamente l’immigrazione incontrollata e l’invasione dei clandestini: «L’immigrazione, ai livelli attuali, danneggia la società». Parola di Theresa May, ministro dell’Interno britannico e “falco” della linea dura in seno al governo Cameron. «Desiderare una vita migliore è comprensibile, ma ci sono limiti ai livelli d’immigrazione che ogni Paese può e deve imporre» ha tagliato corto May al congresso del Partito Conservatore a Manchester. Al di là di tale limite, a suo dire, «è impossibile costruire una società coesa e si producono difficoltà per scuole, ospedali, alloggi e trasporti». Lo stesso Cameron è fiducioso di poter riformare l’Ue ma nel caso in cui questo non sia possibile non esclude di guidare in prima persona la campagna referendaria per la Brexit. Il premier britannico lo ha dichiarato in una intervista alla Bbc nel giorno in cui si apre il congresso conservatore Cameron critica però anche gli euroscettici nel suo partito, affermando che è impossibile soddisfare alcune loro richieste. Intanto si apprende che sarà Nigel Lawson, ex ministro del Tesoro sotto Margaret Thatcher, a guidare la campagna conservatrice in favore della Brexit nel referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Ue da tenersi entro il 2017. L’annuncio è stato fatto dallo stesso lord in un intervento sul Times in cui chiede al premier di essere più determinato nei negoziati sul rimpatrio dei poteri con Bruxelles, soprattutto in fatto di immigrazione, per non lasciare campo libero alle voci xenofobe. Il gruppo pro Brexit si chiama Conservatives for Britain e, nelle parole del suo presidente, non c’è l’intenzione di fare una piattaforma unica con la campagna rivale del “no”, quella chiamata Leave.eu e sostenuta anche dall’Ukip.

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