«Saguto ha piegato la lotta alla mafia a fini personali. Il Csm la sospenda»
Il giudice Silvana Saguto, già presidente delle misure di prevenzione del tribunale di Palermo, indagata per corruzione a Caltanisetta nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei beni sottratti alla mafia, dovrà essere sospesa dalle funzioni e dallo stipendio. È quanto hanno richiesto il ministro della Giustizia Andrea Orlando, e il pg della Cassazione Ciccolo, in quanto titolari del potere d’azione disciplinare.
Il ministro Orlando e il pg della Cassazione contro la Saguto
La parola passa ora alla prima sezione disciplinare del Csm, che deciderà venerdì sull’applicazione di tale misura cautelare. Appare tuttavia scontato che a seguito di questa iniziativa disciplinare, l’organo di autogoverno dei magistrati sospenderà nei confronti di Saguto, che sarà difesa dall’avvocato Giulia Bongiorno, la procedura di trasferimento di ufficio per incompatibilità ambientale, che è stata avviata per alcune vicende emerse nell’ambito dell’indagine di Caltanissetta. La Saguto, intanto annuncia battaglia: «Col mio avvocato Giulia Bongiorno – ha annunciato – dimostreremo perché la richiesta di sospensione non andava fatta».
La giudice è indagata per corruzione a Caltanissetta
Di tutt’altro tenore, ovviamente, il commento del ministro Orlando a questa delicatissima ed imbarazzantissima vicenda, che rischia di gettare una livida luce di discredito su uno degli avamposti più “caldi” nella lotta al crimine organizzato: per il Guardasigilli il giudice indagato ha fatto «un uso distorto» della sue funzioni per «interessi privati», peraltro – ha aggiunto Orlando – «in un contesto che inevitabilmente investe, per la sede in cui i fatti sono maturati, la credibilità stessa della risposta delle istituzioni al fenomeno mafioso». Per questo il ministro Orlando chiede la sospensione del magistrato. Chi, invece, decide di non rilasciare dichiarazioni è il presidente del tribunale di Palermo, Di Vitale: «È inutile e comunque non competerebbe a me commentare il provvedimento del procuratore generale della Cassazione».