Pregiudicato ucciso con colpo in testa nel napoletano, l’omertà della famiglia
Ha scoperto che il fratello era stato ucciso solo quando è tornato sul luogo dell’agguato con la polizia. É stato allora che Mariano Aporta si è reso conto che l’agguato per il fratello Domenico Aporta, ritenuto vicino al clan Vinella Grassi, era stato mortale. Nonostante questo non c’è stata alcuna collaborazione da parte dell’uomo rimasto ferito né alcuna collaborazione dalle persone che vivono in via Monte Faito, a San Pietro a Patierno, alla periferia di Napoli: anche se il cadavere è rimasto a terra qualche ora e anche se qualche proiettile ha colpito una persiana.
E’ l’ultima, incredibile, dimostrazione della pesante, vergognosa, omertà che vige a Napoli dove dopo l’ultimo agguato della camorra, gli investigatori faticano a fare luce sulla vicenda perché nessuno vuole fornire informazioni e testimonianze.
Secondo quanto al momento ricostruito dalla Squadra mobile della Questura di Napoli, Mariano Aporta si è recato in ospedale, da solo, circa un’ora dopo l’agguato che probabilmente si è verificato intorno all’una di notte. Allertata la polizia per la ferita d’arma da fuoco, ha indicato agli agenti il posto dell’agguato. Condotto dalla Squadra mobile a San Pietro a Patierno ha scoperto che il fratello, che ha precedenti per rapina e stupefacenti e che abitava in via Cupa Santa Cesarea, era rimasto ucciso. Al momento la vittima Domenico Aporta, anche in virtù dell’assenza di precedenti per associazione mafiosa, risulterebbe contiguo al clan Vinella Grassi e non un elemento di spicco.
L’agguato avvenuto in via Monte Faito, all’altezza del lotto 19 è il secondo omicidio compiuto in un mese nel quartiere di San Pietro a Patierno. Lo scorso 19 settembre, in un agguato, era stato ucciso Andrea Saraiello, 26 anni, incensurato, che aveva pubblicato su Facebook una propria foto con una pistola dorata rivolta verso la testa.