Perfino il presidente dell’Inps, nominato da Renzi, lo critica sulle pensioni
Misure parziali e costose: il presidente dell’Inps, Tito Boeri, boccia la parte del ddl di stabilità sulla previdenza e ribadisce l’importanza di un intervento “organico e definitivo” sul sistema pensionistico. In pratica, ha spiegato presentando il Bilancio sociale 2014 dell’Istituto, con questa manovra si è persa l’occasione di introdurre elementi di flessibilità “possibili” scegliendo invece misure parziali che “creano asimmetrie” e rischiano di essere comunque costose. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, non ha rilasciato dichiarazioni dopo l’intervento di Boeri, ma entrando nella sede dell’Istituto per la presentazione del Bilancio, ha ribadito che il ddl stabilità “è buono e socialmente qualificato” e “non ci sono ragioni significative di polemica”. «Avremmo voluto – ha detto – che il 2015 fosse l’anno dell’ultima riforma della previdenza ma così non sarà. Si è scelto di fare interventi selettivi e parziali per abbassare i costi. Ma non sarà così perchè ci sarà una domanda di estensione di queste misure. Speriamo che nel 2016 ci sia un intervento organico, strutturale e definitivo». Nella manovra si è infatti scelto di non introdurre elementi di flessibilità nell’uscita ma solo norme sul part time per chi raggiunge i nuovi requisiti per la pensione di vecchiaia nel 2018, una nuova misura di salvaguardia per gli esodati e il prolungamento dell’opzione donna fino alla fine del 2015 (limite per il raggiungimento di 57 anni di età e 35 di contributi, la decorrenza può scattare nel 2016). La stretta sui pensionamenti decisa con la legge Fornero nel 2011 si sta facendo sentire sui nuovi assegni.
Pensioni, i numeri bollenti del settore previdenziale
Nei primi 9 mesi del 2015 sono quasi raddoppiate le pensioni anticipate rispetto all’età di vecchiaia del fondo lavoratori dipendenti (73.408, +87% sui primi 9 mesi 2014) dopo il calo registrato negli ultimi anni legato all’incremento dei requisiti (42 anni e 6 mesi per gli uomini, 41 e 6 mesi per le donne). Nel complesso (anche autonomi e parasubordinati) le pensioni di anzianità liquidate nei primi tre trimestri 2015 sono state 109.000. Sono diminuite, se si guarda al Fondo lavoratori dipendenti, invece le nuove pensioni di vecchiaia (da 32.511 a 28.621) mentre è aumentata l’età media alla decorrenza (da 65 anni dei primi 9 mesi 2014 a 65,3). Per le pensioni di anzianità l’età media è passata da 59,7 a 59,8 anni. Se si guarda allo stock dei pensionati (non solo con trattamenti previdenziali ma considerando il complesso delle pensioni erogate dall’Inps) nel 2014 su 15,57 milioni di persone con almeno un assegno il 42,5% (6,5 milioni) aveva un reddito da pensione inferiore a 1.000 euro. Per 1,88 milioni di persone(il 12,1%) il reddito da pensione era inferiore a 500 euro. Le donne si concentrano nelle classi di reddito più basse (sotto i 500 euro ci sono il 14,2% delle donne e il 9,8% degli uomini). Hanno redditi inferiori a 1.000 euro il 52,2% delle donne pensionate a fronte del 31,3% degli uomini.