Il Pd pronto a dare un calcio a Verdini: Renzi gli dica di andarsene

19 Ott 2015 11:35 - di Mauro Achille
Denis Verdini

Non c’è solo la legge di Stabilità a turbare il sonno a Matteo Renzi. Il rischio che la manovra si impantani nelle acque melmose della tecno-burocrazia di Bruxelles. Oppure che incontri più difficoltà del previsto nel corso dell’iter parlamentare, per colpa della minoranza del Pd che sta alzando muri. Ad agitare le acque c’è qualcosa di più velenoso. Velenosa è la presenza invasiva e pervasiva di Denis Verdini. Il “soccorso verdiniano”  ad una maggioranza che al Senato si regge su un esile filo, e numeri sempre più ridotti, non è gradito; anzi, è giudicato ingombrante da una parte consistente del partito di Renzi. La “ditta” di Bersani lo dice apertamente. E le accuse non  sono leggere. Il premier, da parte sua, pare non dare troppo importanza alla cosa, giudicandola, con fare sprezzante, “una battaglia di natura ideologica”. Ma è il suo sembra più l’atteggiamento di chi tenta di esorcizzare il problema. Tanto per capire il clima che si respira in casa Pd, basta leggere l’intervista rilasciata a Repubblica, dal deputato Matteo Richetti. L’ipotesi di un ingresso di Verdini nella maggioranza di governo “non è accettabile”, dice.

Caso Verdini, le accuse del deputato Richetti

“Questa continua confusione tra azione di governo, voto sulle riforme e prospettiva politica del Partito della Nazione va immediatamente stoppata. Sono sicuro che Renzi la pensa come noi, ma lo dica con nettezza. Perché il progetto politico del Pd non prevede ambiguità – sostiene Richetti – Bisogna distinguere le necessità di una legislatura che nasce senza vincitori e il profilo del Pd che Renzi vuole mettere in campo”. “Con gli alleati di governo, compresa una forza che si chiama Nuovo centrodestra, stiamo rispondendo all’esigenza delle riforme. Come progetto democratico però dobbiamo essere totalmente antitetici al berlusconismo”. “E’ giusto guardare agli elettori di Forza Italia – aggiunge – ma non abbiamo mai detto di costruire un’alleanza strategica con le classi dirigenti di quel partito”. “Quando il Pd prende il 41% manda in soffitta sia il berlusconismo sia il centrosinistra dei nani e dei cespugli allargando il suo campo. Tutto questo non ha niente a che vedere con ciò che succede in Parlamento in un quadro particolare”, osserva Richetti. “Nessuno immagina un Pd che rinuncia a Bersani per far posto a Verdini. Dico di più: mi sembra impossibile proporre agli elettori un’alleanza che tenga insieme tutt’e due. Ci vorrebbe una parola chiara per evitare il minestrone o l’ammucchione”.  Renzi è avvisato.

 

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