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Omicidio di Cocò, due arresti. Il piccolo fu ucciso e bruciato in auto

Omicidio di Cocò, due arresti. Il piccolo fu ucciso e bruciato in auto

Cronaca - di Giulia Melodia - 12 Ottobre 2015 - AGGIORNATO 12 Ottobre 2015 alle 16:44

Gli assassini del piccolo Cocò, la cui morte ha commosso l’intero Paese, hanno finalmente un nome e un volto. E infatti, sono stati arrestati dai carabinieri del Ros i due presunti autori dell’omicidio del bambino di soli tre anni, ucciso e bruciato in auto a Cassano allo Jonio, insieme al nonno e alla compagna di questi, il 16 gennaio 2014.

Omicidio di Cocò: gli arresti

Gli arresti, compiuti dai carabinieri del Ros e da quelli del comando provinciale di Cosenza, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, richiesta dalla procura distrettuale antimafia di Catanzaro. I due indagati – che risultano già in stato di detenzione – sono accusati di avere eseguito materialmente, nel gennaio del 2014, a Cassano allo Jonio, il triplice omicidio. Ai due, dunque, i carabinieri di Cosenza, insieme a quelli del Ros, hanno notificato nel carcere di Castrovillari (Cosenza), dove sono ristretti, le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip distrettuale di Catanzaro su richiesta della Dda. I presunti assassini di Cocò Campolongo, dunque, erano già detenuti perché arrestati per traffico di droga nel 2014, sempre dai carabinieri di Cosenza, e nell’ambito di un’indagine sulla “cosca degli zingari”.

Omicidio di Cocò: la vicenda

Ora, però, dovranno rispondere del triplice omicidio di Giuseppe Iannicelli, 52 anni, della compagna marocchina Ibtissam Touss, di 27, e – appunto – del nipotino dell’uomo, Nicola “Cocò” Campolongo, di soli tre anni. I loro cadaveri furono trovati carbonizzati all’interno di un’autovettura. Le indagini accertarono che i tre furono prima uccisi con diversi colpi di pistola e che in un secondo momento, poi, i corpi furono bruciati dando alle fiamme l’auto in cui giacevano le tre vittime. Il 26 gennaio 2014, appena dieci giorni dopo l’omicidio, Papa Francesco rivolse a Cocò un pensiero e una preghiera in occasione dell’Angelus in piazza San Pietro: chi ha ucciso un bambino così piccolo, «con un accanimento senza precedenti nella storia della criminalità, si penta e si converta», aveva detto il Pontefice, che qualche mese dopo incontrò anche il padre del bimbo, detenuto nel carcere di Castrovillari.

Omicidio di Cocò: le indagini

Le accurate indagini dei carabinieri che hanno portato all’arresto di due presunti responsabili del triplice omicidio di Cassano allo Jonio – hanno sottolineato in queste ore gli inquirenti – «hanno consentito di individuare il movente, di documentare la sua connotazione tipicamente mafiosa, ed evidenziare le dinamiche criminali insistenti nel territorio della sibaritide». E allora, sarebbe da collegare a contrasti per la spartizione dei proventi del traffico della droga l’agguato mortale di Cassano allo Jonio: Iannicelli, infatti, il nonno del piccolo Cocò, sarebbe stato legato alla cosca degli zingari, che gestisce il traffico della droga nella zona dell’alto Jonio cosentino, e sembra avesse tentato di assumere un ruolo autonomo nel business criminale: un progetto che gli sarebbe costata la sua vita e quelle dei suoi giovani e giovanissimi congiunti: tutti uccisi a sangue freddo in un’esecuzione efferata che non ha lasciato alle vittime nessuna via di scampo.

 

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12 Ottobre 2015 - AGGIORNATO 12 Ottobre 2015 alle 16:44