Il mito di Evita Peron domina il voto in Argentina: «E’ nel cuore di tutti»

20 Ott 2015 9:03 - di Liliana Giobbi

Cristina Alvarez Rodriguez di peronismo se ne intende, anzi ce l’ha nel sangue: è nipote di una delle sorelle di Evita Peron e, in vista delle elezioni in Argentina, spiega perché porta avanti con tanta convinzione l’eredità politica di quella che rimane una figura fondamentale nella storia del paese. «Non ricordo quando da piccola mi dissero per la prima volta che eravamo parenti di Evita», ha raccontato alla stampa estera a Buenos Aires la Rodriguez, architetto e figura emergente per le politiche sociali nello “staff” di Daniel Scioli, il candidato favorito alle presidenziali, il quale – precisa – «è promotore, come il Papa, della cultura dell’incontro».

Cristina, la nipote di Evita Peron

Bionda, elegante, 47 anni portati bene, Cristina ha una certa somiglianza fisica con la leader dei “descamisados”, ed è pronta a rispondere alla domanda che continua a incuriosire gli analisti stranieri e che anche in Argentina spunta con grande puntualità ogni volta che si va a votare: cos’è il peronismo? «E’ un movimento politico nazionale, popolare e cristiano, molto latinoamericano e molto argentino, che può inglobare la destra e la sinistra, sempre però a difesa dei settori più vulnerabili», sottolinea ricordando d’altra parte le sue «definizioni preferite» sul peronismo. «Secondo uno dei nostri dirigenti storici, Antonio Cafiero, è per esempio molto più di un partito, è un sentimento che si trasmette di famiglia in famiglia, mentre per lo scrittore Leopoldo Marechal ha avuto il merito di far emergere un’Argentina “invisibile”: e infatti, prima dell’irruzione di Peron nel 1947 c’era un paese nascosto e senza diritti fatto di braccianti-schiavi e di operai pre-industriali». «Altra caratteristica fondamentale è la grande identificazione con la leadership e con i militanti, i quali a loro volta diffondono sul territorio la voce del leader». La Rodriguez spiega poi all’Ansa come si vive nel mito di Evita, scomparsa 63 anni fa. «Da bambina a casa di mia nonna paterna Blanca, sorella di Eva, sentivo tante storie e aneddoti su di lei. E’ stata una donna irripetibile e illuminata, se uno pensa alle cose che fece prima di morire a soli 33 anni… La sua fu una leadership femminile unica, in un’epoca dove peraltro oltre a Eleanor Roosvelt e Indira Ghandi le donne in prima linea non erano tante. Fu tra l’altro grazie a lei che le mujeres argentine hanno avuto diritto al voto. Ricordo inoltre che fin da quando avevo cinque anni mia nonna ci diceva a casa che il sangue di Evita era di tutti quelli che l’amavano, non solo nostro. Mi hanno in altre parole insegnato – conclude – a non crescere sotto la sua ombra, ma a costruire da sola il mio futuro».

 

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