Minoranza Pd sul piede di guerra: «La Finanziaria di Renzi è pessima»

17 Ott 2015 12:23 - di Alberto Fraglia

Acque sempre più agitate in casa Pd. A rendere il clima pesante ha provveduto Renzi, presentando una legge di Stabilità che proprio non va giù alla minoranza interna. Si dirà: siamo alle solite. Si rinnova il duello tra renziani e anti-renziani. Finora, il premier l’ha avuta sempre vinta. Chi bofonchiava, provava a mettersi di traverso, alimentava lo scontro, alla fine, ha dovuto sempre alzare bandiera bianca. Più che una minoranza solida e irreprensibile, Bersani, Cuperlo e compagnia hanno mostrato debolezza e accondiscendenza, incassando sconfitte su sconfitte. Ora, però, le cose sembrano assumere un altro verso. A leggere alcune interviste che arrivano da quel fronte, si avverte la sensazione che il vaso sia colmo. Certo, è presto per azzardare previsioni. In più, i precedenti non aiutano. Ma se c’é una cosa che sta alzando il livello della irritazione tra chi ha dovuto finora piegare la testa ai diktat del premier, è quella che Alfredo D’Attore chiama “mutazione genetica” del partito. E Gianni Cuperlo, con meno filosofia, definisce una legge di Stabilità “poco ambiziosa, poco innovativa, priva di equità”. Intervistato da Repubblica, il leader della minoranza dem critica la finanziaria e sottolinea: “bisogna spingere perché il segno sia di una maggiore equità. Nulla è più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali”. Afferma di ritenere giusto il taglio delle tasse, “ma per premiare chi ha meno. Tra Robin e lo sceriffo di Nottingham – dice Cuperlo – è sempre meglio il primo. Togliere la Tasi alla maggioranza delle prime case è giusto. Toglierla a super attici e castelli no. Ha ragione il premier quando dice che compito del governo non è combattere la ricchezza ma la miseria. Ma allora quel miliardo versato da chi la Tasi può pagarla si sommi ai 600 milioni destinati al contrasto alla povertà”. “Noi, il Pd, siamo la sinistra e mi piacerebbe che lo restassimo. Anche la legge stabilità dice chi sei, se un serpentone di centro o l’architrave di un nuovo centrosinistra. Presenteremo delle proposte migliorative e spero davvero – aggiunge il leader della sinistra del pd – che questa volta ci sia la volontà di ascoltarsi”. Ancor più netto il giudizio di Alfredo D’Attore che al Corriere anticipa che non voterà la manovra.:”Renzi se la approvi con i voti di Alfano e di Verdini, non certo con il mio”. E assicura che nel Pd saranno in molti a pensarla come lui.

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