Mare inquinato a Pescara, indagato il sindaco dopo la denuncia di FdI
Il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini (nella foto), risulta indagato nell’inchiesta della procura della Repubblica di Pescara sull’ordinanza del divieto di balneazione e sulla sua possibile retrodatazione dopo lo sversamento in mare di liquami l’agosto scorso. Alessandrini è indagato per falso in atto pubblico e omissione di atti d’ufficio, nell’inchiesta sul mare sporco e la gestione della balneazione a Pescara. Quello del primo cittadino del capoluogo adriatico è il terzo nome che finisce sul registro degli indagati. Gli altri due sono il vice sindaco Enzo Del Vecchio e il dirigente del settore tecnologico del Comune, Tommaso Vespasiano.
Liquami sversati nel mare di Pescara
Al centro dell’inchiesta, la vicenda relativa allo sversamento di circa 30 milioni di metri cubi di liquami finiti nel fiume e in seguito in mare, a causa della rottura di una conduttura avvenuta tra il 28 e il 29 agosto scorsi. L’ipotesi investigativa è che, nonostante le ordinanze di divieto di balneazione e di revoca dello stesso divieto di balneazione, siano state entrambe emanate il 3 agosto, quella di divieto sarebbe stata retrodata al 1° agosto. Le circostanze che hanno spinto i magistrati a indagare sarebbero emerse in seguito ad alcune intercettazioni telefoniche relative all’inchiesta della procura di Pescara denominata La City.
La denuncia di Fratelli d’Italia
L’azione di denuncia è partita da Armando Foschi, portavoce di Fratelli d’Italia a Pescara, e da Berardino Fiorilli, promotore dell’Associazione Pescara mi piace: «Il vicesindaco e la maggioranza consiliare Pd hanno tentato di rammendare il disastro politico-amministrativo del sindaco Alessandrini sull’emergenza balneazione ma hanno fallito», ha affermato Foschi. «Nella Commissione Vigilanza abbiamo scoperto che dal 28 al 29 luglio nel fiume e nel mare sono finiti ben 30mila metri cubi di liquami, stima in difetto, ossia 30 milioni di litri di feci, anziché 25 milioni di litri, in appena 17 ore, e che sono stati sversati 450 litri, e non 350 litri, di Oxystrong direttamente nella rete fognaria per cercare di arginare il danno. Confermata invece la mancata comunicazione alla città circa il divieto di balneazione, città che dunque ha nuotato per tre giorni tra i liquami con tutte le possibili e immaginabili conseguenze. In un Paese civile un Capo di Stato si sarebbe dimesso per molto meno: il sindaco Alessandrini e la sua giunta sono stati incapaci di gestire l’emergenza e la comunicazione dell’emergenza (materia altrettanto delicata), quindi devono andare tutti a casa, dimissioni immediate».