L’ultimo addio a Mafalda Molinari: amò senza riserve la sua gente e l’Italia

20 Ott 2015 16:22 - di Antonio Pannullo

C’era tutta Civitavecchia martedì pomeriggio nella chiesa dei Santi Martiri giapponesi per rendere omaggio a Mafalda Molinari, spentasi il 19 ottobre all’età di 92 anni. Il suo nome, e quello della sua famiglia, è legato all’omonima azienda di liquori, fondata nel 1945 tra le macerie della città portuale bombardata dagli anglo-americani, che nel giro di pochi anni si è affermata in tutto il mondo, grazie all’impegno e all’abnegazione della famiglia Molinari. La fondò il capostipite Angelo, che lavorava da anni nel settore. Tra l’altro, gestiva un locale nell’Africa italiana, ad Addis Abeba. Fu lui che ebbe l’intuizione, dopo la guerra di concentrarsi, oltre che sul mercato interno, soprattutto sull’export, e la scelta si rivelò vincente: oggi la sambuca Molinari è esportata in 70 nazioni. Dopo la scomparsa di Angelo, nel 1975, l’azienda fu condotta dai figli Marcello, Tonino e naturalmente Mafalda. Pochi anni fa, nel 2006, Mafalda ha creato la Fondazione Angelo Molinari, importante realtà sociale e culturale a Civitavecchia, attiva soprattutto nel campo della sanità. E proprio nel campo della sanità la senatrice Molinari è stata attivissima a Civitavecchia, fornendo sempre supporto alle associazioni, alle onlus, alle asl, e comunque a chi aveva bisogno. Questo è stato il tratto distintivo della sua vita, una grandissima quanto invisibile generosità verso tutto e verso tutti. Il senatore Giuseppe Valentino, anch’egli eletto alcuni anni fa nel collegio di Civitavecchia, ne ha un ricordo commosso: «Era una donna straordinaria, di grande umanità coerente sempre con le sue idee, la sua vita è stata scandita da un palmarés di risultati straordinari, non solo nel campo dell’imprenditoria, ma anche in quello della politica sociale. Ricordo la sua grande generosità, dal profilo bassissimo per evitare che si sapesse, perché era una donna umile quanto capace. Penso di poter affermare che nessuno di quelli che hanno bussato alla sua porta abbia ricevuto un rifiuto, perché amava fare del bene. È una scomparsa che mi colpisce profondamente, soprattutto in questo momento in cui la destra attraversa un momento difficile, che bisognerebbe prendere esempio dalla coerenza e dall’umiltà di Mafalda Molinari».

Un suo congiunto, Mario Molinari della Rsi, fu assassinato dai partigiani

Certo, perché la signorina Molinari non era solo una grandissima imprenditrice, ma per tutta la vita si dedicò alla politica, retaggio certamente dovuto alla tragica morte del fratello Mario, sottotenente della Guardia nazionale repubblicana della Rsi, che fu assassinato dai partigiani a guerra finita sulla corriera che portava alcuni fascisti verso Alessandria, strage conosciuta come l’eccidio di Cadibona, per la quale negli anni Cinquanta intervenne l’amnistia per i colpevoli. Furono assassinati 38 giovanissimi, e al tenente Molinari fu persino negato il conforto dell’assistenza religiosa, che pure aveva richiesto. I partigiani, dopo aver derubato i fascisti di tutto quello che avevano, li abbatterono con raffiche di mitra e li lasciarono in un bosco. Era l’11 maggio 1945. Solo il giorno dopo alcuni abitanti del luogo presero i corpi e li fecero seppellire nel vicini cimitero di Altare. Questa scelta del suo congiunto certamente ha influito sulla famiglia Molinari: Mafalda divenne consigliere comunale del Movimento Sociale Italiano a Civitavecchia, che allora era una specie di Stalingrado, nonché commissario delle sezioni missine della zona. Era amica di Almirante, di Romualdi e dei massimi vertici del partito, che la tenevano in grandissima considerazione, tanto che nel 1994 a Mafalda fu offerto il seggio del Senato a Civitavecchia: la sua città non la tradì e Mafalda divenne apprezzata senatrice, membro della commissione Bilancio e della commissione Lavori pubblici di Palazzo Madama. Tra le moltissime iniziative della sua attività parlamentare ricordiamo interventi in favore del settore portuale e della scuola, oltre a numerose interpellanze sui più svariati argomenti.

L’azienda Molinari ha fatto conoscere Civitavecchia nel mondo

Non appena si è sparsa in città la notizia della sua scomparsa, sono giunti centinaia di messaggi di sincero cordoglio da tutte le forze politiche, nessuna esclusa, da Sel a Fratelli d’Italia, a riprova della estrema correttezza di comportamento della senatrice Molinari. Da parte sua il sindaco della città Antonio Cozzolino ha detto che «è difficile trovare le esatte parole per esprimere il sentimento di riconoscenza che senz’altro tutta la città di Civitavecchia nutre nei suoi confronti. Una famiglia, quella della Molinari, che ha dato tanto al nostro territorio sia grazie all’impresa di famiglia sia grazie alla Fondazione Molinari, creata con il solo scopo di aiutare il prossimo. Il nome Molinari è famoso in tutto il mondo e porta con lustro il nome di Civitavecchia fuori anche le porte della nazione». Ci auguriamo che il comune di Civitavecchia ora dedichi un parco e una strada a questa sua degnissima figlia. E dire che aveva un carattere forte, mitigato dalla sua apparente mitezza, che le consentiva sempre di raggiungere il suo obiettivo politico. Tantissime volte, negli anni Settanta Mafalda Molinari corse in soccorso del suo partito quando c’erano emergenze finanziarie, garantendo o anticipando risorse quando le casse missine erano vuote: allora non c’era il finanziamento ai partiti, e il Msi andava avanti solo con l’autofinanziamento militante degli iscritti e dei parlamentari. Anche in queste circostanze, la generosità di Mafalda Molinari aiutò la sua gente. Ma sempre in silenzio, sempre senza dirlo a nessuno. Sembra retorica dire che di figure come quella di Mafalda Molinari si è perso lo stampo, ma se ci guardiamo intorno, è proprio così. Giungano alla famiglia Molinari le condoglianze più sentite della direzione e della redazione del Secolo d’Italia, della Fondazione Alleanza Nazionale e soprattutto della sua comunità umana e politica.

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