Isis, Obama pronto a spostare le truppe sulla prima linea in Iraq e Siria
Gli Stati Uniti starebbero considerando l’ipotesi di spostare le proprie truppe più vicine alla prima linea in Iraq e in Siria. A riferirlo è il Washington Post, citando alti consiglieri della sicurezza nazionale che negli ultimi giorni avrebbero aumentato il loro pressing sulla Casa Bianca, motivandolo con l’insoddisfazione per i mancati progressi nella lotta all’Isis. Che questa insoddisfazione possa trasformarsi in fronda è altamente improbabile alla luce della tradizione politica americana che non tollera controcanti pubblici al presidente, ma non sono pochi quelli che imputano ai tentennamenti di Obama sull’incandescente scenario mediorientale il rilancio in grande stile sul proscenio mondiale della Russia di Vladimir Putin.
Il Washington Post: consiglieri militari contro il Presidente
Tra Washington e Mosca, infatti, è tornato ad aleggiare un clima di malcelata ostilità del tutto simile a quello che si respirava durante la Guerra Fredda. Obama si era illuso di poter additare Putin all’esecrazione generale inchiodandolo all’invasione della Crimea nella guerra ancora in corso con l’Ucraina. Ma l’operazione è riuscita solo in parte anche per l’indisponibilità di molte nazioni europee, tra cui l’Italia, ad applicare fino in fondo le sanzioni contro il Cremlino. Ma è stata la decisione della Russia di accorrere in aiuto del presidente siriano Assad contro l’Isis ma anche contro i suoi nemici interni a far brillare in tutta la sua evidenza l’inconsistenza della linea seguita da Obama in quella martoriata e strategica regione del Medio Oriente.
L’indecisionismo di Obama danneggia i candidati “democrats” alla Casa Bianca
Ora gli Usa devono recuperare il tempo perduto. Soprattutto devono riconquistare una centralità oggi seriamente messa in discussione proprio dall’attivismo russo, favorito in questo caso dalla contiguità territoriale e dalla presenza di antiche alleanze. Esistono ovviamente anche esigenze di carattere politico ed elettorale: a breve Obama dovrà percorrere il suo ultimo giro alla Casa Bianca. Fra un anno esatto gli americani eleggeranno il suo successore e da sempre la politica estera, il ruolo degli Usa nel mondo, la loro egemonia sul mondo libero rappresentano altrettanti formidabili asset per chiunque candidato aspiri alla vittoria. Al momento, l’eredità di Obama non autorizza i democrats a coltivare ambizioni di vittoria.