Le condizioni di David Cameron a Bruxelles: o così oppure goodbye
L’Europa di qua, l’Europa di la. L’Europa irreversibile. Poi arriva David Cameron e detta le sue condizioni. E l’Europa ingoia. In silenzio. Perché non è vera la fola che ci hanno raccontato. Perchè non c’è niente di obbligatorio in questa bislacca costruzione europea a guida teutonica. E lo si capisce proprio dall’atteggiamento inglese. Dalle richieste ultimative che il leader dei conservatori britannici ha già inviato a Bruxelles. Pena il goodbye di Londra alla Ue. Cameron, che nel 2017 ha convocato un referendum sull’Unione europea, è stato esplicito. Ed ha posto quattro condizioni tassative: la prima è il diritto di Londra a sottrarsi a qualunque passo verso un superstato europeo; la seconda, una dichiarazione esplicita che escluda anche per il futuro l’obbligo per tutti i Paesi dell’Unione ad adottare l’Euro; la terza condizione è il diritto per Londra di respingere su alcune materie particolarmente sensibili, come la giustizia, ogni futura legislazione europea sgradita; quarta ed ultima, una nuova struttura di governo dell’Unione europea che tuteli di più i 9 Paesi che non hanno adottato la moneta unica rispetto alla maggioranza degli altri 19. Se non sono condizioni capestro queste, poco ci manca. Ma al di là della specifica rivendicazione, che comunque rivela quanto grande sia per i britannici l’orgoglio della loro storia millenaria, l’iniziativa di David Cameron mostra a tutti, noi compresi ovviamente, che non si può né si deve chinare il capo quando non si è d’accordo. Per nessun motivo. Che non ci sono vincoli che tengano rispetto alla difesa del’interesse del proprio popolo. Nè monete artificiali. Se si rappresenta una Nazione. E non una inutile espressione geografica.