Bambini senza merendine e coi pasti freddi: bufera sullo sciopero dei bidelli

1 Ott 2015 16:07 - di Ginevra Sorrentino

Niente merendine e pasti caldi ai bambini: arriva in parlamento la protesta di bidelli e collaboratori scolastici, in corso in molte scuole di Padova, e al centro di diverse interprellanze finite sul tavolo del ministro Giannini.

Padova, la protesta dei bidelli

Una situazione inaccettabile, quella che si protrae a Padova dal 16 settembre, coinvolgendo nove istituti comprensivi su quattordici, e per la quale i bambini sono spesso costretti a rimanere digiuni fino all’ora di pranzo quando magari – come sembra sia accaduto fino a qualche giorno fa – si ritrovano sul tavolo pasti freddi (che i bidelli si sono rifiutati di scaldare). Sono queste, infatti, le consuegenze della protesta dei collaboratori scolastici che, a quanto si è fin qui appreso, si rifiutano di svolgere mansioni non previste dal loro contratto nazionale, come scaldare le vivande agli alunni, pulire i tavoli dopo il pranzo o distribuire le merendine, sostenendo che sia compito del Comune, o comunque della cooperativa Dusmann, che ha in appalto la distribuzione dei pasti a scuola. A quanto trapela, dunque, il problema riguarda le mansioni miste, che non spetterebbero per contratto al personale Ata, e per le quali il Comune di Padova mette a disposizione un contributo di appena 16 euro mensili a bidello. Tant’è: resta il fatto che è a dir poco inaccettabile servire nelle mense scolastiche del comune pasti freddi a bambini a cui, magari, nel corso della ricreazione di metà mattinata ,non stati distribuiti né snack, né merendine. Se questa è “buona scuola”…

I diritti dei bambini innanzitutto

Ma la cosa ancor più incredibile è che i riflettori su questa vicenda – che si sta consumando a danno (alimentare) dei bambini e in spregio dei loro diritti – ancora non si sono accesi. Intanto, però, monta di ora in ora la rabbia dei genitori che, al di là del merito della questione, recriminano sulle modalità con cui si sta espletando quello che è già stato ribattezzato come lo «sciopero delle merendine». Se da un lato, infatti, è comprensibile che essendoci al centro della questione le cosiddette mansioni miste, non previste dal contratto nazionale Ata, e per le quali i sindacati chiedono uno stanziamento ad hoc da parte dell’Amministrazione comunale, dall’altro è altresì ammissibile non condividere la modalità con cui si è scelto di dare seguito alle rivendicazioni sindacali. Una protesta su cui, interrogazioni e interventi parlamentari a parte, a questo punto si dovrà decidere di agire su più fronti alla ricerca di una soluzione, e ad uno scopo innanzitutto: tutelare i diritti dei bambini e delle loro famiglie.

 

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