Violentata da un senegalese, fu costretta a tacere per difendere i migranti
Vicenda che ha dell’assurdo. Una donna di circa 30 anni, appartenente ai “no borders”, il gruppo di attivisti ( leggi centri sociali) che da circa un mese staziona al confine italo-francese di Ponte San Ludovico a Ventimiglia per aiutare i migranti a oltrepassare il confine, ha denunciato di essere stata violentata per oltre un’ora da un uomo, di origine senegalese, mentre si trovava sotto una delle docce da campo allestite nella vicina pineta dei Balzi Rossi.
Ha taciuto per non danneggiare i migranti
Secondo quanto riportato dai quotidiani La Stampa e Il Secolo XIX, la donna avrebbe denunciato l’accaduto a distanza di un mese spiegando alla polizia di avere taciuto prima perché convinta a stare zitta dai suoi stessi amici attivisti per evitare scandali e per non danneggiare gli altri migranti. Assurdo. La donna ha spiegato che la sera della violenza, un sabato in cui era in corso una festa, ha gridato, ma nessuno l’ha sentita, per il volume alto della musica. La vicenda ha avuto questo svolgimento, stando alle prime ricostruzioni. La donna- accampata da più di 40 giorni nella pineta per dare sostegno ai profughi che tentano di superare il confine – sarebbe stata convinta da alcuni No Borders a non denunciare l’accaduto per non gettare ombre sulla battaglia che stanno portando avanti. I No Borders avrebbero poi provveduto ad allontanare il ragazzo senegalese. Si sarebbe infine rivolta alle forze dell’ordine sotto consiglio di un cittadino di Ventimiglia. Le forze dell’ordine stanno ora indagando sull’accaduto, anche se la ricostruzione dei fatti è resa particolarmente difficile dai tanti giorni trascorsi.
In “omaggio” al politicamente corretto
La vicenda della donna violentata rende ancora più esplosiva la situazione relativa alla presenza dei “no borders” al confine di Ponte San Ludovico. Enrico Ioculano, sindaco di Ventimiglia, aveva chiuso le porte a ogni tipo di dialogo con gli attivisti del presidio che hanno trasformato in un delirio quella zona “occupata” per aiutare i migranti, tra le proteste degli abitanti. Luogo che, ricordiamo, vede a pochi metri un condominio con sessanta famiglie, un ristorante, uno stabilimento balnerare. Il tutto da oltre un mese è teatro di feste, altoparlanti, musica rock fino a tarda ora. La donna deve essere stata violentata senza che le sue grida potesso essere udite da alcunché. Sconcerta che in omaggio al “politicamente corretto” la donna violentata sia stata indotta a tacere per il “buon nome” dei suoi “amici” dei centro sociali e dei migranti.