Uomo ucciso nei boschi del Frusinate. Ma stavolta il cinghiale non c’entra

10 Set 2015 19:03 - di Redazione

Sembrava dovesse scattare un nuovo allarme cinghiale. Perchè sembrava un altro attacco dell’animale nei confronti di un uomo. Ma alla fine l’esame medico-legale su Luciano Bondatti, il cacciatore di 65 anni trovato morto a Ferentino, ha permesso di scoprire tre pallottole che gli hanno reciso l’aorta femorale. Probabile, a questo punto, per i medici che avevano ipotizzato in un primo momento la morte dopo l’attacco di un cinghiale, che sia stato invece un incidente di caccia. L’allarme cinghiale quindi rientra. Perché a far scorrere altro sangue umano non sono state le sue zanne. Luciano Bondatti,  è morto in seguito a un’aggressione subita da qualcuno che gli ha sparato. Non per colpa del cinghiale. Il fattio è accaduto a Ferentino, nei pressi del capoluogo ciociaro. Il sessantacinquenne, esperto cacciatore, è stato trovato senza vita  e con la giugulare recisa. Per questo è scattato l’allarme cinghiale.  Solo un mese fa del resto, l’8 agosto scorso, un uomo era stato attaccato e ucciso da un cinghiale. L’aggressione era avvenuta sulle colline di Cefalù e a perdere la vita era stato Salvatore Rinaudo, 77 anni. L’anziano come ogni mattina era uscito con i suoi cani, quando è stato attaccato da un cinghiale di almeno cento chili che non gli ha lasciato scampo. La moglie, di quattro anni più giovane, ha sentito i cani abbaiare: è uscita da casa ed ha visto il cinghiale che aggrediva l’uomo. E rimasta ferita anche lei, nel tentativo di soccorrerlo. Proprio in occasione di quella tragedia furono molti a ricordare come la “proliferazione senza controllo” dei cinghiali in varie aree del paese (sono ormai un milione, secondo la Coldiretti, un numero raddoppiato in dieci anni) costituisce ormai “un’emergenza nazionale”. L’autopsia sul cadavere del 65enne ha però permesso di ricostruire la dimanica del fatto di sangue. E scagionare il temibile cinghiale da ogni responsabilità. Almeno per questa volta.

 

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