Stop inceneritori. Flash mob di Fare Verde contro il piano Renzi sui rifiuti

9 Set 2015 14:56 - di Redazione

Stop inceneritori. In centinaia a piazza Montecitorio per dire no ai nuovi impianti voluti dal governo Renzi. Il blitz, annunciato sui social nei giorni scorsi in concomitanza con la conferenza Stato-Regioni, è il battesimo della mobilitazione nazionale dell’associazione Fare Verde contro il piano che prevede la costruzione di 12 nuovi inceneritori per i rifiuti (due in Toscana e in Sicilia, uno in Piemonte, Liguria, Veneto, Umbria, Marche, Campania, Abruzzo e Puglia). Impianti inquinanti e anti-economici che vanno ad aggiungersi ai 42 già funzionanti: è il risultato del decreto Sblocca Italia – spiegano i volontari di Fare Verde –  che, dietro l’alibi di recepire le normative europee, conferma l’arretratezza di  Renzi per il quale gli incenitori sono infrastrutture e insediamenti strategici di interesse nazionale».

Fare Verde: stop inceneritori

Ma l’Europa non ci chiede questo. Chiede piuttosto la riduzione rifiuti, il riciclo, il riuso, spiegano i manifestanti davanti a Montecitorio, arrivati da tutta Italia, “armati” di tute bianche, slogan e megafoni. «È la stessa tecnica usata per la Tav, le trivellazioni petrolifere e gli impianti di stoccaggio del gas –  si legge in una nota di Fare Verde – con la scusa dell’interesse nazionale, si fanno provvedimenti in contrasto con la tutela dell’ambiente e della salute umana. Il Parlamento europeo, lo scorso 9 luglio, ha invitato con una risoluzione tutti gli stati membri a estrarre fino all’ultimo grammo di materiale riciclabile dalla massa dei nostri rifiuti. Esattamente quello che Fare Verde chiede almeno venti anni: ridurre la produzione di rifiuti, riusare il più possibile e riciclare». L’obiettivo di Strasburgo, infatti, è quello di assicurare la competitività delle imprese europee approvvigionando l’industria con materiali riciclabili estratti dagli scarti invece che con materie prime importate dall’estero a costi sempre crescenti. «Per il governo Renzi, invece, l’importante è bruciare più immondizia possibile – denuncia Fare Verde – una scelta altamente inquinante e antieconomica: con la raccolta differenziata dei rifiuti si aumenterebbe l’occupazione. Bruciandoli, il 25% del peso dei rifiuti inceneriti andrebbe comunque in discarica, senza contare l’inquinamento dell’aria e i gravi danni per la salute pubblica provocati da questi impianti».

Il ministro prende tempo

Al grido di “stop inceneritori, blocca lo Sblocca Italia” (sul sito dell’associazione è dedicato molto spazio alle ragioni del no) l’onlus ambientalista, fondata da Paolo Colli, vuole fare sentire il fiato sul collo al premier e al ministro Gian Luca Galletti che mostra particolare fretta nel chiudere la partita. Un inceneritore costa 300 milioni di euro e tratta 130.000 tonnellate di rifiuti all’anno. Investendo gli stessi soldi possiamo costruire 67 nuove fabbriche dei materiali che estraggono risorse preziose da 1 milione di tonnellate all’anno di rifiuti! Perché dobbiamo spendere di più per avere più inquinamento, più spreco di risorse e meno occupazione? Chiedetelo a Matteo Renzi, magari lui lo sa». Secondo voci ufficiose qualche ripensamento arriva in queste ore dal Ministero dell’Ambiente. Nella riunione tecnica della conferenza stato  Regioni (che ha valutato a livello tecnico la bozza del decreto attuativo), infatti, il ministro (ma il condizionale è d’obbligo) avrebbe spostato al 31 dicembre il termine entro il quale le Regioni potranno mettere nero su bianco le obiezioni al piano. In un primo tempo la deadline era prevista per il prossimo 24 settembre, per quella data il titolare dell’Ambiente aveva sollecitato il parere delle Regioni, molte delle quali già sul piede di guerra contro gli inceneritori.  È un passo in avanti – commentano i dirigenti di Fare Verde – anche se non ancora un successo pieno.

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