Rottamare l’edilizia “antifascista”: la richiesta di Legambiente e Architetti

12 Set 2015 6:43 - di Redazione

Secondo il prof. Aldo Loris Rossi, ordinario di progettazione architettonica ed ambientale alla università Federico II di Napoli, bisogna “rottamare gli edifici senza qualità e non antismici realizzati tra il 1945 e il 1972/75, la cosiddetta mondezza del dopoguerra”. E in effetti, è difficile ritrovare edifici di pregio dopo la caduta del fascismo. Si tratta di una considerazione oggettiva: basta guardare le nostre periferie, le più brutte d’Europa, che fanno da contraltare ai centri storici più belli del Vecchio Continente.

L’edilizia “antifascista” è stata definita anche la “mondezza del dopoguerra”

“Se abbattiamo gli oneri concessori che oggi si pagano due volte e convogliamo gli incentivi al risparmio energetico anche ad operazioni di riqualificazione su scala urbana, allora il mercato della sostituzione edilizia stavolta può partire davvero”. Ad effettuare tale esternazione è Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale Architetti, uno principali estensori del documento programmatico (appena consegnato al ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio) congiunto Legambiente-Architetti. “La demolizione e ricostruzione – prosegue Freyrie – è una tipologia edilizia che non esiste e farla è impossibile: basti pensare che bisogna ottenere due permessi, uno per demolire, l’altro per costruire, pagando due volte gli oneri pagati già in origine e incontrando una serie di fortissime limitazioni sul piano urbanistico per edifici considerati di nuova costruzione. Tutto questo impedisce la trasformazione delle nostre città in una chiave di architettura contemporanea e di maggiore efficienza energetica”.

Demolire e ricostruire la spazzatura edilizia per far ripartire l’economia

Il documento firmato congiuntamente da Architetti e Legambiente rammenta inoltre l’esistenza di “oltre 6 milioni di edifici e 24 milioni di persone che vivono in zone ad alto rischio sismico, 1,2 milioni di edifici e 5 milioni e mezzo che vivono in zone a grave rischio idrogeologico, il 55% degli edifici italiani ha oltre 40 anni di vita, il 75% nelle città”. Senza dimenticare “4,6 milioni di abusi edilizi, 450mila edifici illegali e 1,7 milioni di alloggi illegali” e che “il 35% dell’energia consumata in Italia è per gli edifici”.

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