Il Papa dopo Cuba alla Casa Bianca: gli inviti “imbarazzanti” di Obama

19 Set 2015 11:32 - di

Papa Francesco è partito per Cuba, prima tappa di un viaggio di dieci giorni che interesserà tutta la geopolitica di Bergoglio, capace in questi due anni e mezzo di pontificato di riportare la Chiesa cattolica tra le voci più ascoltate nel panorama delle relazioni internazionali. Proprio Cuba è l’esempio del “peso” diplomatico assunto dalla Santa Sede con Francesco, la cui mediazione è stata determinante nello storico disgelo che ha portato Washington e l’isola comunista alla riapertura delle rispettive ambasciate.

Il Papa parlerà dei diritti umani e dei dissidenti

Bergoglio arriva sull’isola – dove oltre al presidente Raul Castro incontrerà con tutta probabilità anche l’anziano ‘lider maximo’ Fidel – mentre è ancora aperta una questione centrale della distensione, la fine dell’embargo Usa, che vede favorevole il presidente Obama mentre il Congresso ancora resiste.
Ma si è lasciato intendere che a Cuba non mancherà di portare riservatamente sul tavolo dei colloqui anche istanze, di carattere umanitario, che riguardano esponenti della dissidenza (oltre 3.500 detenuti, ma non dissidenti, sono stati liberati in un indulto in vista della visita papale), oltre alle esigenze su un clima di libertà per l’attività della Chiesa cattolica.

L’opinione pubblica Usa pro-life non ama papa Francesco

Ma se un asse si è già stabilito con Obama, che l’ha ringraziato per l’azione svolta per il disgelo con L’Avana e ha citato la sua enciclica nel momento di proporre una svolta senza precedenti sul clima, Francesco troverà anche un’opinione pubblica non tra le più favorevoli, che non ha esitato ad attaccarlo per le sue dure critiche al capitalismo nella Laudato sii e non solo, mentre il cattolicesimo Usa non è affatto entusiasta del suo profilo poco agguerrito sui temi pro-life. Saprà Bergoglio riconquistarne i consensi? Lo si vedrà soprattutto nella tappa finale di Filadelfia, dove all’Incontro mondiale delle Famiglie il Papa entrerà direttamente proprio nei temi di quel Sinodo di ottobre che lo attende, anch’esso, come uno degli snodi decisivi di tutto il pontificato.

Troppi gay alla cerimonia alla Casa Bianca

Fiato sospeso, inoltre, per la cerimonia di benvenuto al Papa predisposta dalla Casa Bianca, dove sono stati invitati, tra altri mille partecipanti, il leader di un gruppo transgender Mateo Williamson, la suora Simone Campbell che contesta la posizione della Chiesa su aborto e contraccezione, e l’ex vescovo gay della chiesa episcopale del New Hampshire, sposato con un altro uomo. Con papa Francesco si rischia insomma, sotto i riflettori del mondo, un nuovo incidente diplomatico come quello del dono del crocifisso a forma di falce e martello da parte di Evo Morales.La Casa Bianca sa bene che la “forza” di Francesco sta nell’impatto mediatico di quella che nei documenti riservati dell’amministrazione Usa è chiamata “pastoral conversion”, cioè un’azione pastorale con rilevanti conseguenze politiche. Di qui l’attenzione per quanto dirà un Pontefice che si è affrancato dall’identificazione della Chiesa cattolica con l’Occidente a guida stelle e strisce.

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