Migranti, Ue divisa: frontiere blindate e Schengen a rischio
«Non è stato possibile raggiungere alcun accordo». Va avanti fino a tarda sera e si conclude così il vertice dei ministri degli Affari Interni e Giustizia che avrebbe dovuto dare la svolta sperata alle politiche europee in materia di immigrazione. Viene ribadito l’accordo già sancito a luglio, la redistribuzione di 40mila profughi da Italia (24mila) e Grecia (16mila), ma sul di meccanismi e criteri non si discute. L’obbligatorietà e le quote non fanno più parte dell’Agenda, anche se passa a grande maggioranza la redistribuzione dei 120mila profughi (da Ungheria, Grecia e Italia).
Migranti, tutto rinviato al prossimo 8 ottobre, al nuovo vertice.
O a un consiglio straordinario dei capi di Stato e di governo ancora da fissare. È la sintesi di un’altra maratona europea sull’emergenza migranti. Si annacqua insomma il testo dell’accordo per ottenere il via libera. Si gioca sulle parole. Si trasforma «l’impegno» a ricollocare in un «accordo di principio» a farlo. E si prende tempo, nella speranza che la diplomazia faccia il suo corso, mentre il vertice straordinario dei leader Uè resta un’opzione sul tavolo. I paesi dell’Est del gruppo di Visegrad (Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia) sui ricollocamenti hanno continuato a mettersi di traverso durante tutto l’incontro, con Budapest alla guida del gruppo. Il ministro slovacco Robert Kalinek è arrivato al vertice insistendo che «le quote non sono la soluzione» e nelle stesse ore la premier polacca Ewa Kopacz ha ribadito la stessa linea.
Anche il trattato di Schengen è in gioco in questa partita
Tutto è il discussione – si legge su “Il Messaggero” – “dopo che Vienna e Bratislava hanno espresso l’intenzione di seguire l’esempio di Berlino e di ripristinare i controlli alle frontiere, minacciando così di scatenare un «effetto domino». La Polonia sta valutando cosa fare al riguardo, e anche il ministro francese Bernard Cazeneuve minaccia di percorrere la medesima strada se le cose con l’Italia non dovessero funzionare. Nel documento resta «l’impegno a ricollocare 120mila» profughi, ma sparisce qualsiasi vincolo sui meccanismi di ripartizione previsti dalla proposta della Commissione europea e si parla di «flessibilità». Intanto, col via libera di ieri al primo schema di 40mila ricollocamenti (24mila dall’Italia e 16mila dalla Grecia) si costituisce la base legale per l’awio dell’ approccio “hotspot”, centri di smistamento per distinguere i profughi dai migranti economici, E proprio questi ultimi dovrebbero essere trattenuti in Italia e Grecia, in centri attrezzati regolati da una «certa severità», come spiega il ministro dell’Interno Angelino Alfano, in attesa del rimpatrio”.