Addio Schengen: la vecchia Europa è già finita. E adesso cosa accadrà?
Da “morte di Schengen”, il “ritomo dei confini in Europa” e chi più ne ha più ne metta, una vera e propria cortina di fumo di retorica che rendeva difficile percepire la reale dimensione della situazione che l’Europa e le sue istituzioni, così come i governi e i popoli europei, stanno cercando, bene o male, di affrontare. Le cose sono molto semplici: è un mondo nuovo, magari più “selvaggio” (per parafrasare il grande libro di Aldous Huxley), che ha preso il posto del vecchio e nella sua impetuosa avanzata sta mettendo in crisi quando non spazzando via (anche) istituzioni e convenzioni adatte a quello e non a questo.
Schengen faceva parte di quel mondo che adesso non esiste più
C’era – si legge su “il Sole 24 Ore” – un mondo di confini sicuri intomo all’Europa, grazie al crollo dell’Urss e al trionfo incontrastato dell’Occidente e dei suoi valori. Serviva a far muovere liberamente dentro i confini dell’Unione i cittadini dei suoi Statì membri, cioè di Stari così solidi e reciprocamente affidabili da poter garantire solidalmente dell’identità dei propri residenti. Il costo e il rischio che nello spazio comune si potessero muovere malintenzionati o sconosciuti erano più che compensati dal beneficio e dall’opportunità che la libera circolazione degli individui offriva.
La vecchia Europa è morta: adesso bisogna costruirne una nuova
Ma se oggi i confini europei non reggono più, se neppure con il (deprecabile) filo spinato si riesce a rallentare o bloccare il flusso di chi non ha nulla da perdere a tentare di entrare in Europa con ogni mezzo, perché tutto ormai gli è stato già portato via (dalla guerra o dalla miseria), tranne la speranza o l’illusione che in Europa potrà continuare a vivere, come si può pensare che un Trattato nato su ben diverse premesse potesse uscirne indenne? Se le persone che entrano non vengono idnetificate, come si può sostenere che la sicurezza comune non sia messa a rischio? Forse per amore di utopia?