Uccise la fidanzata, fuori con l’indulto. È tornato in galera per stalking
Un uomo che ha già scontato una pena di 12 anni per avere ucciso la compagna è stato condannato a due anni di carcere per stalking. È Michele Arcangelo Conte, che nel 2004 a Garlenda, nel savonese, uccise con 22 coltellate la sua compagna Roberta Bordin. Conte, oggi 49 enne, era stato nuovamente arrestato la notte della vigilia di Natale dagli agenti della squadra mobile che lo avevano trovato appostato sotto l’abitazione della sua ex fidanzata. La donna, nelle settimane precedenti, aveva presentato una denuncia alla polizia raccontando come l’uomo non accettando la fine della loro relazione, aveva cominciato a perseguitarla. Conte, difeso dall’avvocato Raffaella Multedo, ha alle spalle anche denunce per maltrattamenti in famiglia e incendio doloso. Era stato condannato a 12 anni per l’omicidio Bordin, ma se ne era visti scontare 3 grazie all’indulto. Uscito dal carcere aveva intrapreso una nuova relazione con una donna genovese. La sentenza è stata pronunciata questa mattina dal Gup Nicoletta Bolelli.
Dal delitto del 2004 allo stalking del 2015
La dinamica del delitto del marzo 2004 era stata particolarmente atroce. Fra la coppia, che conviveva da meno di un anno in un appartamento di una villetta su due piani a Garlenda, nel savonese, erano frequenti i litigi. La donna si era rivolta ad un avvocato per chiedere che il suo compagno venisse allontanato da casa. Michelangelo Conte e Roberta Bordin stavano insieme da almeno tre anni. La donna si era sposata a Vercelli nel 1990. Dal matrimonio aveva avuto un figlio, che all’epoca del delitto aveva 9 anni. Sarebbe stata una telefonata che la vittima ha ricevuto dalla madre che le diceva di allontanarsi da Garlenda a scatenare la reazione dell’uomo. Durante la discussione, avvenuta nel soggiorno, Conte si era armato di un coltello da cucina e aveva colpito la convivente almeno cinque volte al petto, mentre il bambino continuava a sferrare calci contro la porta del soggiorno implorando il patrigno di lasciare andare la mamma. Dopo il delitto l’uomo aveva raggiunto lo studio del suo avvocato prima di consegnarsi ai carabinieri.