Tutti i poteri al prefetto. Marino, se hai un minimo di dignità, dimettiti

27 Ago 2015 15:52 - di Silvano Moffa

La chiamano “messa in sicurezza” della Capitale d’Italia. Ma in realtà hanno di fatto commissariato il sindaco Ignazio Marino, gli hanno ridotto poteri e funzioni, lo hanno privato di competenze. Fatto unico nella storia amministrativa del nostro Paese, debutta in Campidoglio la figura di un Sindaco-non Sindaco: capo di una amministrazione ridotto a tagliare i nastri, a soprammobile, ad andare in bicicletta lungo le strade di Roma avendo più tempo a disposizione, relegato ad occuparsi di asili nido e vespasiani, e neppure poi tanto se c’è qualche gara d’appalto da indire e qualche capitolato da configurare. Finisce così, nella maniera più ridicola e sconcertante, l’avventura amministrativa di Ignazio Marino. Nè serve ad edulcorare l’amarissima pillola che il Sindaco capitolino deve ingoiare, il fatto che Alfano, ministro degli Interni, abbia affidato al prefetto Gabrielli “l’incarico di indicare col sindaco interventi su alcuni dipartimenti, atti e procedimenti”, quasi a voler far passare l’immagine di un binomio di governo ai vertici della Capitale.

Marino di fatto sottoposto al controllo di Gabrielli

Basta passare all’elenco degli interventi per sollevare la coltre di ipocrisia che si cela in un tale assunto. Qui si parla di interi dipartimenti, di atti e procedimenti che passano sotto la vigilanza del prefetto. Otto sono gli ambiti su cui lavorare: indirizzo su verde, immigrazione, campi nomadi, sevizi e fornitura, albo ditte fiduciarie, monitoraggio centrale unica acquisti, più controlli interni, revisione contratti di servizio, con particolare riguardo per l‘Ama. Altro che paragone con il modello Expo di Milano. Qui il Sindaco viene esautorato dei poteri. L’imminente Giubileo, diciamolo con franchezza, rappresenta soltanto un alibi per metterlo in un angolo. Visto che parliamo di Ignazio Marino, la cui esperienza alla guida del Capidoglio, è stata devastante sotto tutti i punti di vista, non dovremmo affatto dolerci della decisione presa dal Consiglio dei ministri. Ma c’è un però. Alfano si è vantato di aver sciolto il municipio di Ostia per mafia. Ne prendiamo atto. Ma altrettanto sarebbe dovuto accadere per Roma, ad onor del vero. L’aver commissariato Marino lo conferma indirettamente. E se il Sindaco, ancora in vacanza ai Caraibi, avesse un minimo di dignità, dovrebbe dimettersi. Salverebbe almeno la faccia.

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