Un tasto su Facebook per fare beneficenza: ma non basterà mettere un “like”

25 Ago 2015 15:05 - di Redazione

Sostenere una causa benefica sarà semplice come mettere un “Mi piace” su Facebook. Ma bisognerà mettere mano alla carta di credito, sia chiaro. Ecco perché, di sicuro, non ci sarà -come per i semplici “like” – un effluvio di cliccate su quel  pulsante “Dona ora” concesso da Fb a tutte le organizzazioni no profit. Gli enti potranno utilizzarlo sulle proprie Pagine e sui Link sponsorizzati per incoraggiare gli utenti a sostenerli economicamente con una donazione L’opzione era stata lanciata nel 2013 ma in ambito ristretto a poche organizzazioni con cui Facebook aveva accordi, ad esempio la Croce Rossa o la American Cancer Society. Ora invece il social di Mark Zuckerberg ha ampliato la possibilità di lanciare una campagna per la raccolta fondi a tutte le organizzazioni no profit che hanno una pagina o pagano link promozionali sulla piattaforma. Il bacino potenziale di utenti è di oltre un miliardo e 300mila utenti in tutto il mondo. “Le persone ogni giorno utilizzano Facebook come strumento per diffondere e ampliare la visibilità delle cause verso cui sono sensibili e per motivare gli altri a fare altrettanto – spiega la compagnia in una nota -. Per questa ragione abbiamo aggiunto l’opzione call-to-action “Donate Now” sulle Pagine e sui Link ads, per rendere queste connessioni ancora più immediate”.

La beneficenza del fondatore di Facebook

Non solo un tasto a disposizione degli utenti per fare beneficenza. Il 28enne re del social network Facebook, Mark Zuckerberg, e sua moglie Priscilla Chen, avevano personalmente donato 500 milioni di dollari in beneficenza a Silicon Valley, sotto forma di 18 milioni di azioni di Facebook alla Silicon Valley Community Foundation per progetti di educazione e salute. Nel 2010 Zuckerberg aveva accettato di versare 100 milioni di dollari alle scuole pubbliche di Newark e aveva firmato il “Giving Pledge”, l’iniziativa di Warren Buffett e del fondatore di Microsoft Bill Gates per spingere i ricchi americani a donare in beneficenza parte della loro fortuna.

 

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