“Metodo Balotelli” per tutti i figliol prodighi che tornano in Forza Italia

27 Ago 2015 7:18 - di Redazione
Giovanni Toti e Silvio Berlusconi

L’altra guancia di Berlusconi. Quella che spesso Silvio offre alle persone, anche se gli voltano le spalle o si allontano inseguendo le convenienze del momento. Il Cavaliere avrà tanti difetti, ma non è un rancoroso. Tende a perdonare, non si lega le cose al dito. Le vicende degli ultimi giorni dimostrano che l’ex premier non ha cambiato temperamento. Si è ripreso Mario Balotelli, dopo aver detto «mai più mele marce nello spogliatoio» del Milan. Ha accolto a casa sua in Sardegna parlamentari che, appena due anni fa, aveva definito «i peggiori traditori», perché lo avevano lasciato solo nel momento in cui si sentiva più debole e vulnerabile. Ma ora che è più sereno, che la tempesta giudiziaria sembra essere alle spalle e che gli viene riconosciuta nuovamente dignità politica, Silvio può permettersi il lusso della misericordia.

Ed ecco che già si parla di “metodo Balotelli” da applicare ai transfughi.

Che non sono migrati a Liverpool, ma alla corte di Matteo Renzi. Poi si sa: la politica italiana è domina- a riaccogliere ifuonusciti e a ricandidarli tenete in vita il governo finché lo dico io ta dall’effetto pendolo. Le fortune si alternano. Una volta a destra e una volta a sinistra. Un anno fa, dopo le elezioni europee, il centrodestra sembrava condannato a essere residuale pervent’anni. Ma Renzi sembra già in difficoltà. Così il porticciolo di Villa Certosa toma un approdo sicuro per i Forza Matteo che si sono pentiti.

Berlusconi spiega sempre che la sua inclinazione al perdono è una cosa di formazione («Sono un salesiano»).

L’ha applicata anche nelle situazioni meno scontate. Intanto con la signora Veronica, con la quale, nonostante tutto, si sforza di mantenere rapporti civili. Poi ci sono le leggende. Che narrano – si legge su “Libero” di incontri segreti, nella saletta vip dell’aeroporto diCiampino, con Carlo De Benedetti, anche ai tempi in cui il Gruppo Espresso era durissimo con l’allora inquilino di Palazzo Chigi. Che dire infine della stretta di mano m Tribunale con Ilda Boccassini e della lunga conversazione privata, in aula a Montecitorio, con Tonino Di Pietro. E Umberto Bossi? Riabbracciato nel duemila dopo il brusco addio che portò alla fine prematura della prima esperienza governativa. Solo due persone non hanno ricucito con Silvio. Si tratta di Gianfranco Fini e Giulio Tremontì. Ma sono le uniche eccezioni.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *