Messina, l’ultimo saluto a Ilaria. Le indagini: l’ecstasy ceduta da un’amica
Una bara bianca ricoperta di rose con accanto un pallone a forma di cuore e la scritta colorata «Ilaria ci manchi». Soprattutto, tanta commozione. Così sono stati celebrati nella chiesa Valdese di Messina, che non è riuscita a ospitare tutti i partecipanti, i funerali di Ilaria Boemi, la 16enne trovata morta sulla spiaggia del Ringo la notte tra il 9 e il 10 agosto.
«Ilaria non era quella descritta dai media»
Durante la funzione, cui ha partecipato anche il sindaco Renato Accorinti, i compagni di classe della ragazza sono stati vicini alla famiglia Boemi. Sono rimasti invece fuori dalla chiesa giornalisti e operatori tv, che secondo i familiari e gli amici avrebbero «dato un’immagine distorta di Ilaria». «Non era quella che è stata descritta e che appare sulle foto di Facebook, era una ragazza splendida, buona, educata», hanno spiegato i compagni di classe, sottolineando che «i media hanno puntato sull’apparenza estetica, ma caratterialmente Ilaria era tutta un’altra cosa».
La droga ceduta da un’amica coetanea
Intanto, sul fronte delle indagini, la squadra mobile ritiene di avere ricostruito il quadro della serata e chi avrebbe ceduto l’ecstasy costata la vita a Ilaria. Determinanti sono state le testimonianze raccolte, fra le quali quelle di diversi minorenni e dei due ragazzi, una coetanea e un maggiorenne, che erano con Ilaria quando si è sentita male, ma che sono scappati non appena dato l’allarme. Al momento, però, dalla ricostruzione non sono emerse responsabilità penalmente definite. «Il quadro è abbastanza chiaro, ma per adesso è difficile individuare un reato da contestare subito», ha spiegato una fonte impegnata nell’inchiesta, da cui è emerso che a cedere la droga sarebbe stata un’amica sedicenne di Ilaria, e non direttamente il pusher, che è invece l’obiettivo delle indagini.
Il Pm: «Non c’è un’ecstasy cattiva. Tutta è potenzialmente mortale»
E sul caso è intervenuto anche il pm di Bologna Valter Giovannini, per mettere in guardia sui rischi connessi alla comunicazione su questa vicenda. Nei giorni scorsi, infatti, gli inquirenti avevano accennato a una partita di ecstasy “cattiva”, spiegando che «se dovessimo trovare conferma a questa tesi avvieremmo controlli anche con le altre procure che trattano casi analoghi per verificare se in Italia sta girando dell’ecstasy letale». Per Giovannini, però, l’idea di fare una classificazione qualitativa dell’ecstasy è un messaggio fuorviante. «Parlare di “ecstasy cattiva”, seppur inconsapevolmente, rischia di ingenerare equivoci, perché esisterebbe quindi sul mercato “ecstasy buona”», ha avvertito Giovannini, esperto di reati di droga e ora in prima fila contro la legalizzazione della marijuana. «Invece, tutte le pasticche di ecstasy sono potenzialmente mortali, perché – ha spiegato Giovannini – gli effetti spesso dipendono non solo dal principio attivo ma da reazioni soggettive assolutamente imprevedibili».