Medicina, ingegneria, chimica ed economia hanno un tasso di occupazione del 90%
Con le vacanze estive ormai agli sgoccioli per le aspiranti matricole si awicinail momento delle scelte. Accedendo al portale www.universitaly.it potranno consultare l’offerta formativa 2015/2016 degli atenei italiani e individuare il corso di laurea più adatto alle loro aspirazioni. Tra le opzioni che questo motore di ricerca del ministero dell’Istruzione mette a disposizione degli utenti – oltre a quelle tradizionali su facoltà, durata, città, primo livello o ciclo unico, accesso libero o programmato – ce n’è una da non sottovalutare se si vuole prendere la decisione giusta: è la condizione occupazionale dei laureati a uno o cinque anni monitorata dal consorzio Almalaurea.
Il numero troppo esiguo di laureati che ci relega ai bassifondi europei.
Nella fascia d’età 55-64enni siamo all’11%, contro il 22% della media europea e il 26% della Germania; nel range 25-34 anni arriviamo invece al 22%, a fronte dell 37% dell’Ue e del 39% dell’Ocse. Ad aggravare ulteriormente il quadro ci pensa il vistoso calo delle immatricolazioni registrato negli ultimi anni. Dal 2003 (anno del massimo storico di 338 mila matricole) al 2014 (con 269 mila) la riduzione è stata del 20 per cento. Restringendo il campo agli ultimi cinque anni la diminuzione è stata pari al 9%: dai 297 mila giovani iscritti all’università nel 2009 si è passati ai 269 mila del 2014. Con un calo più sensibile tra i giovani del Sud.
Da ricordare i tassi record di disoccupazione giovanile (44,2%) e Neet (26,2%)
La laurea, soprattutto in alcuni profili professionali, continua – si legge su “Il Sole 24 Ore” – a rappresentare un “bene rifugio”. Specie nel lungo periodo. Una ragione in più per ponderare fino in fondo la scelta del corso di studi da seguire. Secondo le ultime rilevazioni di Almalaurea (il consorzio che raggruppa 72 atenei, dai quali arriva oltre il 90% dei laureati), in cima alla classifica dei titoli di studio che offrono migliori risultati sul mercato del lavoro a cinque anni dal titolo – il tempo giusto per misurare la spendibilità di una laurea – troviamo medici e professioni sanitarie, ingegneri, chimici, economisti e “dottori” in statistica. Più nel dettaglio, i camici bianchi trovano lavoro nel 97% dei casi (professioni sanitarie) e nel 95»/o per i medici, appaiati dagli ingegneri (95,3%). Subito dopo seguono chimici che nel 90,10/0 dei casi a cinque anni dalla laurea risultano occupati, e da economisti e statistici (89,6%). Laureati questi che in media vengono premiati anche da stipendi più alti di 200-300 euro rispetto ai colleghi che hanno seguito altri percorsi di studio. I medici a cinque anni dalla laurea guadagnano a esempio in media 1.678 euro (la media dei laureati italiani è 1.356 per i magistrali e 1.283 per le laurea a ciclo unico). Anche chi ha studiato economia o chimica guadagna di più: in media rispettivamente 1.487 e 1475 euro. Più difficoltà a entrare nel mercato del lavoro le trovano invece i laureati del settore giuridico: risultano occupati il 74,4% a cinque anni dal titolo. Quasi le stesse performance per i laureati del settore letterario (74,9%).