“Mamma acido” vede il figlio, ma della sua vittima perché non si parla più?
“Mamma acido”, non si parla altro che di lei, di Martina Levato e delle sue “tormentate” visite al figlio. Così, anche la cronaca di queste ore riporta pedissequamente la notizia secondo la quale la giovane condannata a 14 anni di carcere per avere sfigurato con l’acido un ex fidanzato, ha potuto rivedere il suo bambino partorito a ferragosto, dopo una settimana dall’ultimo, commentatissimo e peroratissimo incontro.
“Mamma acido” rivede il figlio
C’è davvero da indignarsi profondamente: immolare spazi mediatici e solidarietà posticcia al dramma di questa maternità “osteggiata” dalla legge e dal buon senso. Trasformare la causa delle visite al figlio scadenzate da un magistrato e parcellizzate in una appassionante telenovela; speculare su questo sventurato neonato, nato da genitori in carcere con un’accusa terribile, sta diventando un tema da dramma umanitario dalla portata nazional-popolare che appassiona l’opinione pubblica: e di quel poveretto, sfregiato con l’acido, la cui vita, la cui salute, il cui aspetto fisico, sono stati tragicamente massacrati per sempre, non si parla più? Eppure basterebbe andare a vedere una delle sue foto più recenti per capire l’entità del dramma che gli è stato irreversibilmente rovesciato addosso. Un dramma di cui il ragazzo porterà i segni addosso per il resto della sua difficile esistenza.
E la povera vittima sfregiata dall’acido?
E invece niente: ogni giorno, immancabile come il sorgere del sole, stampa e tv aggiornano lettori e telespettatori sull’ultima azione intrapresa da Martina. Sulle controffensive giuridiche sferrate dal compagno di reato e di vita, Alexander Boettcher, padre del piccolo che, è stato reso noto, ha chiesto a sua volta che il bimbo venga affidato a lui o alla nonna paterna ,e di poter vedere il piccolo al più presto con la regolamentazione delle visite, come accade per la giovane. Questi, dunque, gli ultimi aggiornamenti sulla battaglia giudiziaria che accomuna la coppia incriminata, e che ha già decretato una seconda vittima: il piccolo Achille che in queste ore, come stabilito dai servizi sociali che stanno dando esecuzione a un provvedimento del Tribunale per i minorenni, è stato portato dalla Casa Famiglia, in cui è stato collocato, a San Vittore. L’incontro si è tenuto in una sala utilizzata per gli incontri tra i genitori detenuti e figli. Martina-“mamma acido”, specificano le agenzie di stampa, non vedeva il piccolo da venerdì scorso, quando entrambi sono stati dimessi dalla clinica Mangiagalli di Milano e la studentessa è dovuta tornare in carcere. Giorno in cui il bimbo è stato portato in una comunità, affidato provvisoriamente al comune di Milano. Stando sempre a quanto deciso dai servizi sociali, la donna potrà vederlo una volta a settimana fino al 30 settembre, data entro la quale gli operatori sociali dovranno stilare una relazione sul nucleo familiare all’interno del procedimento di adottabilità. Il giorno in cui, ci si augura, i riflettori su questa drammatica vicenda si spegneranno, salvo magari tornare a riaccendersi e ad essere puntati su carnefici e vittima al termine dell’iter processuale che li riguarda. Una sentenza definitiva che non esaurirà, purtroppo, il dramma del ragazzo aggredito con l’acido di cui già non si parla più…