L’ultima follia: «Diamo i preservativi ai migranti che vanno con le squillo»

28 Ago 2015 15:32 - di Guido Liberati

Usavano come pagamento delle prostitute i voucher settimanali a cui i richiedenti asilo hanno diritto. È accaduto a Padova, nella tendopoli della ex Prandina, dove attualmente sono accolti oltre trecento profughi sbarcati a Lampedusa. Tra loro, come ha scoperto il quotidiano Il Mattino di Padova, c’è chi ha accantonato i 2 euro e 50 cent di contributo diurno per comprare sesso anziché cibo. Con chi? «Con altre donne africane – scrive il quotidiano – accolte nello stesso campo. Chi gestisce i migranti è corso ai ripari trasferendo in altre strutture sei nigeriane individuate come “fulcro” di questo mercato clandestino. Il problema è che il malcostume si è diffuso anche tra le donne sposate che cercano di rimediare qualche spicciolo nello stesso modo».

Migranti nella tendopoli: prostituzione senza controllo

Il giornale rende noto che la circostanza è stata scoperta dopo qualche giorno perché qualcuno dei profughi ha denunciato la cosa, e soprattutto perché alcuni dei migranti hanno consumato a tempo record sospetto i soldi messi a loro disposizione. A quel punto il problema è stato affrontato e si è deciso di trasferire le sei nigeriane in altre strutture in provincia. Problema risolto? Niente affatto. Le migranti non hanno smesso di prostituirsi. «Chi decide le sistemazioni dei gruppi di migranti tende a non dividere le coppie: marito e moglie, il più delle volte, vengono lasciati insieme. Ma nonostante la presenza del coniuge alcune africane continuano a ricevere denaro in cambio di prestazioni sessuali: compromesso evidentemente concordato a tavolino per tirar su qualche soldo e magari raggiungere una cifra congrua per lasciare l’Italia.Ciò che spaventa chi gestisce le strutture è che ci possa essere un proliferare delle gravidanze in una situazione così precaria e delicata». Il giornale fa sapere che qualcuno dei volontari all’interno «della tendopoli aveva anche pensato di distribuire preservativi». A spese del governo, il servizio deve essere completo.

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