Fecondazione, no della Corte europea alla ricerca scientifica sugli embrioni
Il divieto di utilizzare gli embrioni per la ricerca scientifica, contenuto nella legge 40/2004, non viola i diritti di Adelina Parrillo. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani con una sentenza definitiva.Una sentenza che farà discutere. Secondo Carlo Casini, presidente onorario del Movimento per la vita, la decisione della Corte Europea sul caso Parrillo “è di straordinaria importanza perché nel suo nucleo fondamentale essa afferma che l’embrione non può essere oggetto di proprietà anche quando la sua vita è appena cominciata e si trova in una provetta. Dunque non è una cosa. Le cose possono essere oggetto di proprietà, non gli esseri umani”. “La decisione è di grande rilievo anche perché la Parrillo aveva fondato il suo ricorso sulla esplicita qualificazione dell’embrione come cosa e conseguentemente sul diritto fondamentale di proprietà che, secondo lei, le consentiva di disporre a suo piacimento degli embrioni”, spiega Casini.Dello stesso avviso il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che si sofferma sul fatto che la Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo ha riconosciuto la ragionevolezza della legge 40 a partire dal non avere ridotto gli embrioni ad una proprietà, rigettando la pretesa di Adelina Parrillo di poter donare i suoi embrioni alla ricerca. Sullo stesso argomento – il divieto di distruggere embrioni per fini di ricerca scientifica – aspettiamo, ha aggiunto il ministro, un pronunciamento definitivo della Corte Costituzionale nei prossimi mesi, che riguarderà, in generale, la legittimità o meno di tale divieto rispetto alla nostra Carta Costituzionale’.
Fecondazione, gli embrioni “congelati” in Italia sono circa 3.000
Gli embrioni sovrannumerari (cio’ che non sono stati impiantati) e dichiarati in stato di ‘abbandono’ nei vari centri di procreazione medicalmente assistita in Italia sono circa 3.000. La sentenza di Strasburgo che ha respinto il ricorso non rappresenta l’ultima parola sulla questione: sara’ infatti la Corte Costituzionale a doversi esprimere, dopo aver gia’ colpito alcuni capisaldi della controversa legge 40. In questi anni sono stati infatti gia’ eliminati il divieto di produzione di piu’ di tre embrioni e crioconservazione, l’obbligo contemporaneo di impianto di tutti gli embrioni prodotti, il divieto di fecondazione eterologa e di accesso alla diagnosi pre-impianto per le coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche. Intanto per gli embrioni abbandonati la condizione di ‘limbo’ biologico puo’ durare per un tempo indeterminato. La condizione di vita ‘sospesa’ nella quale si trovano gli embrioni congelati e immersi nell’azoto liquido alla temperatura 197 gradi sotto zero ha trovato un record nel 2010, quando in Gran Bretagna e’ stato ‘risvegliato’ un embrione congelato da 20 anni. Per un altro embrione congelato 19 anni fa, una donna di Bologna lo scorso anno marzo ha ottenuto l’ok all’impianto. Prima del via libera al reimpianto dell’embrione congelato 19 anni fa, a detenere il record italiano era un embrione reimpiantato dopo 11 anni.