Il cardinale Vegliò: «Sui migranti ci vuole realismo, non possono venire tutti»

20 Ago 2015 18:20 - di Roberto Frulli

Le sue parole, probabilmente, non piaceranno a monsignor Galantino. Ma suonano come una scomunica del vescovo che dal 25 marzo 2014 è segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana. Perché a pronunciarle non è uno qualsiasi ma il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale dei Migranti, cioè la voce ufficiale della Chiesa in tema di immigrazione. «Io credo che sia normale avere paura – dice monsignor Vegliò ai microfoni di Radio Vaticana con la saggezza di conosce le terrene cose – Non sono di quelli che pensano che vada bene tutto, che tutti possano venire. E’ un reale problema per ogni nazione e non solo per l’Italia». Se è pur vero che per il cardinale «non si possono costruire muri» poiché «non è questo quello che la Chiesa vuole», è altrettanto vero che ci vuole realismo. Proprio ciò che sembra mancare a Galantino. Che nelle scorse settimane non ha mancato di sparare a zero contro quanti sono contrari a una immigrazione incontrollata. Scegliendosi, poi, anche bersagli politici, come Salvini e Grillo, additati dal monsignore come dei venditori di fumo, dei «piazzisti da 4 soldi». Una sparata che aveva pesantemente nuociuto al vescovo e, di riflesso, anche alla Chiesa. Sui Social era immediatamente scattata la reazione. E in molti hanno chiesto polemicamente a Galantino cosa facesse davvero la Chiesa per ospitare e aiutare gli immigrati rispetto al proprio immenso patrimonio di immobili e alberghi che non pagano neanche le tasse. A seguire ci aveva pensato Famiglia Cristiana a gettare benzina sul fuoco rinfocolando le polemiche. Ora l’intervento autorevole di Vegliò, l’unico che ha davvero titolo per parlare essendo, appunto, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale dei Migranti.
Per il cardinale Vegliò «uno dei difetti dell’uomo è quello di abituarsi purtroppo a tutto, anche alle cose più tragiche, come quelle che stanno avvenendo nel problema dei migranti. E’ un rischio, ma noi non dobbiamo accettare questo rischio, dobbiamo ricordare, rinnovare sempre il nostro impegno. E’ una cosa che ci deve interpellare» Ma il presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale dei Migranti ritiene che l’Europa abbia fatto poco. «La Chiesa – dice ancora ai microfoni di Radio Vaticana – sollecita e istituzioni internazionali e sollecita se stessa – sottolinea il prelato quasi a rispondere alle polemiche scatenate da Galantino – per vedere cosa si può fare. Alle volte, fino adesso, io però ho avuto l’impressione che si corresse quando c’era l’emergenza, senza avere un programma già preparato. Questo è un fenomeno che risale al tempo di Gheddafi. Ricordo che lui minacciava di “buttare” sull’Europa almeno due milioni di migranti, se non lo si fosse aiutato finanziariamente. Ma l’Europa non è che abbia fatto molto. Adesso il problema esiste, lo viviamo. Ecco, si deve avere una politica».
Ma, insiste Vegliò, «non si può dire “accogliamo tutti”, ma non si può nemmeno dire “‘mettiamoli tutti fuori”. Non è facile, ma bisogna che l’Europa studi come vincere le cause di questi fenomeni».

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