Brasile in piazza contro la presidente Dilma Rousseff. E la sinistra tace

17 Ago 2015 10:48 - di Laura Ferrari

Centinaia di migliaia di persone – 137 solo sulla spiaggia di Copacabana a Rio de Janeiro, secondo la polizia – sono scese in piazza domenica in tutto il Brasile in una giornata nazionale di protesta chiedendo l’impeachment della presidente, Dilma Rousseff. La presidente, leader di una c0alizione di sinistra, la cui popolarità negli ultimi mesi è crollata drasticamente, è accusata di essere coinvolta nel colossale scandalo di corruzione di Petrobras e di essere la responsabile della peggior crisi economica del Paese in un quarto di secolo. In un misto di rabbia e atmosfere carnevalesche, alle colorite e variopinte manifestazioni, specie quella “carioca” molti dimostranti hanno partecipato con indosso la maglia della nazionale di calcio “verde oro” e cartelli con lo slogan “Fora Dilma” (Dilma vattene), oltre ai fischietti e ai tamburi e le facce dipinte con i colori nazionali. La Bbc scrive che decine di migliaia di persone in piazza anche a San Paolo e migliaia anche fuori dalla sede del parlamento nella capitale federale Brasilia.

«Accuse di tangenti alla Rousseff»

Affollate proteste contro Rousseff si erano già tenute in Brasile in marzo e in aprile, accanto a grandi manifestazioni di sostegno. I fautori del processo di impeachment affermano che Rousseff non potesse non essere a conoscenza del ricco giro di tangenti attorno alla compagnia petrolifera nazionale Petrobras quando lei la dirigeva. Lei ha sempre negato qualsiasi suo coinvolgimento nella vicenda e un’inchiesta su di lei è stata bloccata dalla magistratura. In maggio un ex manager del colosso petrolifero per la prima volta direttamente in ballo, accusandola di aver autorizzato l’acquisto di una raffineria negli Stati Uniti a un prezzo superiore a quello di mercato nel 2006, quando era ministro del governo Lula e presiedeva il cda di Petrobras. Lei ha sempre detto di essersi opposta a quell’acquisto.

Quando il Pd esultava con la Rousseff

In ottobre, quando la Rousseff venne rieletta alla guida del Brasile, buona parte della stampa italiana (tranne quella di centrodestra) la consacrò come nuova speranza della politica latinoamericana. Il Pd esultò con tutti i suoi rappresentanti fino a considerare un po’ sua la vittoria. «La notizia della riconferma della Presidente Dilma Rousseff in Brasile riempie di gioia, entusiasmo e orgoglio – commentò a caldo il responsabile esteri del Pd Enzo Amendola – quanti hanno seguito e sostenuto convintamente il processo politico che da Lula in poi ha trasformato il profilo politico e sociale del Paese, rendendo il Brasile un esempio nella comunita’ internazionale per quanti sostengano i valori del progresso, dello sviluppo, dell’inclusione e della giustizia sociale». Ora, però, dal Pd non arriva neanche una parola di commento, solo un silenzio imbarazzato.

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