Veneziana schiava di un marocchino: doveva urlare Allah è grande

30 Lug 2015 14:00 - di Carlo Marini

Legata alla sedia, sequestrata in casa per tre mesi, torturata e costretta gridare “Allah è grande” dal suo fidanzato marocchino. È accaduto a una 25enne veneziana, che ha portato il suo torturatore in tribunale, esasperata dalle minacce e dai maltrattamenti del suo convivente. Il tribunale di Pordenone ha inflitto una pena di 3 anni e 2 mesi al 25enne marocchino M.E.T., anch’egli residente nella provincia di Venezia. Secondo quanto ricostruito dai quotidiani locali, la vicenda risale al 2014, quando la giovane veneziana ha denunciato i fatti. L’uomo aveva posto in condizioni di vera e propria schiavitù la giovane veneziana, costrigendola a obbedire a ogni suo ordine. Secondo l’accusa la giovane era costretta a gridare, legata a una sedia: «Allah è grande», mentre lui la colpiva sulla schiena. Il giudice Eugenio Pergola ha condannato il 25enne nordafrican0 per maltrattamenti, lesioni, stalking, sequestro di persona, danneggiamento e furto gli ha applicato anche una lunga serie di interdizioni, assolvendolo solo dall’accusa di violenza privata.

La veneziana sequestrata in casa 3 mesi

I fatti risalgono al 2014, quando la convivenza tra i due diventa impossibile e la donna è costretta a scappare di casa, per non subire i maltrattamenti continui del marito. La chiude in casa, le sequestra il cellulare, la prende a bastonate. L’ultimo episodio il 28 dicembre scorso, quando l’uomo brandendo un’ascia, obbliga la compagna ad accompagnarlo in una notte di scorribande. Quella notte l’uomo ha incendiato una catasta di legna a San Stino di Livenza ed ha rubato delle bibite nell’area di servizio di un distributore di carburante prima di essere fermato dalle forze dell’ordine. Il 25enne al momento è sottoposto a misura cautelare nel carcere di Pordenone e gli è stata anche negata l’istanza, richiesta dal suo avvocato, di una perizia psichiatrica.

 

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