Tunisia, una campagna choc per salvare il turismo

1 Lug 2015 20:12 - di Valeria Gelsi
tunisia torri gemelle

Una foto dell’attentato alle Torri Gemelle, una di un tipico bus londinese ridotto a un ammasso di lamiere, una immagine di un cartello “Je suis Charlie”. E poi una domanda: «Smettereste di visitare New York, Londra o Parigi?». A postarle sul suo profilo Facebook è stato il responsabile di un’agenzia di comunicazione di Tunisi, Selim Ben Hadj Yahia, in un disperato tentativo di sostenere il turismo del proprio Paese.

Una campagna molto difficile

Già dopo l’attentato al museo del Bardo, c’era stato un tentativo internazionale di salvaguardare il turismo, che rappresenta una delle prime voci d’entrata della Tunisia. In Italia, in particolare, alla campagna “Tunisia io ci vado” avevano prestato il volto star come Claudia Cardinale, che a Tunisi ci è nata, e politici come Emma Bonino, oltre a diversi cittadini che avevano deciso di sostenere la viralizzazione del messaggio sui social. Tutti avevano un volto sereno e sorridente, a rassicurare sul fatto che non vi era nulla da temere. Una tesi che, ora, purtroppo, dopo l’attentato di Sousse, diventa più difficile sponsorizzare.

Una scelta comunicativa infelice

Il Paese è apparso quanto mai permeabile agli attacchi e i terroristi hanno confermato che il loro primo obiettivo sono proprio i turisti. Inoltre, a remare contro il pur nobile tentativo di Selim Ben Hadj Yahia di sostenere il proprio Paese c’è anche la scelta comunicativa in senso stretto. Ammesso che qualcuno voglia ancora fare un’apertura di credito alla sicurezza tunisina, l’idea di proporre immagini che evocano attentati terroristici in altri Paesi non sembra la più funzionale a predisporre un buon animo. E, anzi, finisce per provocare l’effetto opposto, suscitando inquietudini e timori in una situazione in cui davvero non sembra il caso di rifugiarsi nel detto “bene o male, purché se ne parli”.

 

tunisia bus londra

tunisia je suis charlie

 

 

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