La tassa sull’eredità che sogna Renzi? Serve solo a colpire il risparmio

26 Lug 2015 7:34 - di Redazione

«In economia – spiega Riccardo Puglisi, economista, è un esponente di Italia unica (il movimento di Corrado Passera) ai “Il Giornale” – in premessa ci sono sempre due elementi da valutare. Da una parte la cosa in sé, dall’altra il quadro generale. L’imposta di successione ha una finalità redistributiva, nel senso che punta amettere allapari i punti di partenza. E cosi una logica liberale ce l’avrebbe. Ma bisogna anche valutare gli effetti sui risparmi. Le famiglie con una tassa di successione più alta sarebbero portate a risparmiare di meno, con effetti che sipossono immaginare sull’economia».

Renzi non non vuole tagliare la spesa corrente.

«Hanno capito che toccare le seconde case provocherebbe un ulteriore tracollo della pressione fiscale, quindi, non volendo tagliare la spesa, cercano altre tasse». Anche abbassando la franghigia sulla imposta di successione da un milione di euro a 200mila euro si colpiscono le case, comprese quelle della classe media… «Il patrimonio totale degli italiani ammonta a 8.000 miliardi di euro. Gli immobili valgono 6.000 miliardi. Se tocchi gli immobili dai una mazzata al 75% della ricchezza degli italiani. E questa è una delle ragioni per cui penso che le imposte sulla casa di questi anni avrebbero dovuto essere temporanee, in attesa di maggiori tagli alla spesa».

In arrivo altre tasse sulla casa targate Renzi

«Renzi è molto più a sinistra di quanto si pensi. È un seguace di Giorgio La Pira, sindaco di Firenze democristiano di sinistra. Era un marxista bianco, in polemica con Don Sturzo perché riteneva che il centro dell’economia fosse lo Stato e il mercato una cosa residuale destinata a scomparire» Anche Renzi è così? «In una fase iniziale ha fatto finta di essere liberale poi ha imboccato una strada diversa. Considera l’intervento statale come traumaturgico». In linea con la vecchia sinistra… «Una posizione ideologica, una specie di teoria keynesiana raffazzonata che pensa serva spesa pubblica per tenere alta la domanda. Come se i cittadini con i soldi in tasca non facessero domanda. Poi c’è un interesse più concreto, che è quello di gestire soldi pubblici. Sono curioso di vedere cosa succederà con la spendingreview, se finirà come con Cottarelli che è stato esautorato».

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