Tagliare la spesa per tagliare le tasse: la ricetta disattesa da tutti
Tagliare le spese per ridurre le tasse. Non vi è stato governo negli ultimi 15 anni che non si sia impegnato all’inizio del mandato a finanziare piani di riduzione della pressione fiscale attraverso una contestuale cura dimagrante delle spese delle amministrazioni pubbliche. Promesse rimaste per gran parte inattuate, a dispetto dei tentativi di spending review che si sono susseguiti negli ultimi anni.
Ad affermarsi dal 2008 in poi è stato invece il ricorso ai tagli lineari
Già altri governi hanno approvato misure che non riuscirono a ridurre in modo significativo la pressione fiscale, che Berlusconi avrebbe voluto abbattere di un punto l’anno, e che nel 2005 restava inchiodata attorno al 41,2% rispetto al 42,2% del 2001. Quanto alla spesa, la cui riduzione avrebbe garantito il taglio strutturale delle tasse, il totale delle uscite correnti primarie (al netto degli interessi) registrava nel 20012005 un incremento del 2,1%, attestandosi al 38,9% del Pii (39,9% nel 2006).
Prodi puntò sul cuneo fiscale: ma non cambiò quasi nulla
Subentra il governo Prodi, con queste dichiarazioni programmatiche (era il 18 maggio del 2006): «Sarà giocoforza intervenire sulle tendenze dei grandi capitoli della spesa pubblica centrale e periferica, stabilire un serio equilibrio tra potere di spesa e responsabilità della copertura, modificare la composizione della spesa e dell’entrata per rafforzare la capacità dei bilanci pubblici di promuovere la crescita». Nei due anni di un governo appeso a una manciata di voti al Senato, si segnala la riduzione dal 2008 di 5,5 punti di 1res (dal 33 al 27,5%) e dell’Irap dal 4,25 al 3,9%. Il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa prova a mettere in campo una prima spending review, sulla base della diagnosi messa a punto dalla Commissione Muraro.
La fine del governo Prodi blocca ogni tentativo di tagliare la spesa
Via l’Ici sulla prima casa. Torna Berlusconi, che promette – ricorda “Il Sole 24 Ore” – una pressione fiscale al di sotto del40% del Pii e la totale abolizione dell’Ici sulla prima casa (già parzialmente abolita da Prodi) che poi verrà reintrodotta dal governo Monti nelle vesti della nuova Imu. Il totale delle spese correnti al netto degli interessi si colloca in quello stesso anno al 42,6% delPil, con la pressione fiscale inchiodata al 42,5 per cento. Arriva la grande crisi, e il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti al bisturi dei tagli selettivi sostituisce la forbice dei tagli lineari. Il totale delle spese primarie passa dai 454 miliardi del 2008 ai 448 miliardi del 2011, con la pressione fiscale che si colloca nel 2009 al 43,2°/o del Pil, per attestarsi al 43% nel 2011, l’anno delle tré manovre correttive varate per spegnere l’incendio (a luglio e agosto ad opera del governo Berlusconi, a dicembre del governo Monti), per un totale a regime di ben 81,3 miliardi, concentrati per due terzi in aumenti delle entrate.
Monti e le tasse: ecco l’Imu al post della vecchia Ici abolita da Berlusconi
La tassa sulla casa rinasce sotto forma della nuova Imu, con questo ragguardevole bottino: nel 2011 il gettito totale delle tasse sulla casa supera i 32 miliardi di euro, per raggiungere quota 42 miliardi nel 2014. Con annesso incrocio tra Imu e Tasi e l’ultimo pasticcio della cosiddetta mini-Imu. A fine aprile del 2012 arriva Enrico Bondi, nuovo commissario alla spending review e i 6 luglio il governo presenta il suo primo piano per risparmiare 4,5 miliardi in quello stesso anno, 1,5 miliardi a carico delle amministrazioni centrali. Il risultato della stretta è che la spesa pubblica resta sostanzialmente stabile tra il 2010 e il 2013 (+o,8% in termini nominali), grazie soprattutto al contenimento della spesa per il personale (-4,6%), al crollo degli investimenti fissi lordi (-18,7%) e al taglio dei consumi intermedi (-3,7%). A fine 2012, poco prima del passaggio del testimone a Enrico Letta, la pressione fiscale vola al massimo storico del 44%, con l’ultimo trimestre dell’anno che registra il picco del 52 per cento. La spending review di CottareUi. Il 29 aprile 2013, Enrico Letta espone le sue dichiarazioni programmatiche in Parlamento: «La riduzione fiscale senza indebitamento sarà un obiettivo continuo e a tutto campo. Anzitutto, quindi, ridurre le tasse sul lavoro, in particolare su quello stabile e quello per i giovani neo assunti». Arriva dal Fmi Carlo Cottarelli che comincia a scandagliare i meandri delle spesa pubblica. Un anno dopo lascia in anticipo, con un nutrito pacchetto