Lo stratega dell’Isis eliminato in un raid aereo: gestiva fondi e miliziani

3 Lug 2015 10:32 - di Martino Della Costa

La coalizione anti-Isis colpisce nel segno e uccide in un raid aereo un alto esponente dell’Isis, Tareq bin Tahar al Awni al Harzi, morto in un raid aereo delle forze alleate guidate dagli Usa. Il Pentagono lo ha reso noto solo nelle ultime ore, anche se l’episodio bellico risale in realtà allo scorso 16 giugno a Shaddadi, in Siria. Al Harzi, ha detto fornendo i dettagli dell’operazione un portavoce, il capitano di marina Jeff Davis, citato dalla Nbc News, ricopriva un ruolo strategicamente e organizzativamente parlando molto importante: tra le varie mansioni concentrate nelle sue mani, infatti, figurano anche l’impegno «nella raccolta fondi» e le risoluzioni riguardanti il «trasferimento dei combattenti dell‘Isis».

Coalizione anti-Isis uccide stratega dell’Isis

Al Harzi, che la Cnn definisce l’emiro degli attentatori suicidi, era impegnato anche nella gestione di forniture per l’Isis in Siria e in Iraq. Secondo il capitano Davis, il miliziano jihadista era dedito anche a procurare armi dalla Libia verso la Siria. «La sua morte – ha affermato – avrà un impatto sulla capacità dell’Isis di integrare terroristi stranieri nei combattimenti in Siria e Iraq». E non è tutto: appena un giorno prima del raid della coalizione anti-Isis in cui è stato ucciso al Harzi, e cioè il 15 giugno, sempre con un raid aereo a Mosul, le forze Usa avevano ucciso suo fratello, Ali bin Tahar al Awni al Harzi, descritto tra l’altro come «persona di interesse» nell’ambito dell’assalto al consolato Usa di Bengasi, in cui l’11 settembre 2012 rimasero uccisi quattro americani, tra cui l’ambasciatore Chris Stevens. I due fratelli jihadisti, che avevano scalato i vertici dell’organizzazione terroristica islamica erano ricercati peraltro anche dalle autorità della Tunisia, Paese di cui erano originari, in quanto ritenuti responsabili dell’omicidio dei deputati Chokri Belaid e Mohamed Brahmi.

Un punto a favore della coalizione anti-Isis

dopo il mea culpa ammesso al summit di Parigi agli inizi di giugno, la coalizione anti-Isis ha tenuto fede agli impegni presi raddoppiamento inetnsità e qualità degli sforzi militari indirizzati ad arginare il potere crescente dei seguaci del Califfo. Una dichiarazioni d’intenti strategica che si è tradotta fattivamente in un incremento delle azioni mirate sia sul fronte dell’interventismo militare correlato al lavoro dell’intelligence, sia per quanto riguarda il monitoraggio del flusso di foreign fighters e volontari islamici attraverso la Turchia. Tra le coordinate di riferimento nel mirino della coalizione anti-Isis infine, il controllo  delle fonti finanziarie; il contrasto della propaganda sul web, l’aiuto economico ai territori iracheni riconquistati ai terroristi agli ordini del Califfo e, in ultima istanza, l’incremento degli aiuti umanitari nelle aeree più devastate dalla guerra.

 

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