La scomparsa di Coda Nunziante: fu tesoriere del Msi negli anni difficili

10 Lug 2015 16:02 - di Antonio Pannullo
Luigi Coda Nunziante

Si è spento martedì 7 luglio il marchese Luigi Coda Nunziante, esponente di spicco per molti anni del Movimento Sociale Italiano nonché amministratore del quotidiano Il Secolo d’Italia. Uomo esemplare, grande signore, dotato di una specchiata onestà e grandissime qualità organizzative, lo stesso segretario del Msi Giorgio Almirante lo volle, dopo il congresso di Napoli nel novembre del 1979, nella segreteria politica del Msi insieme con Servello, Casalena, de Michieli Vitturi, Fini, Franchi, Petronio, Santagati, Tripodi, Valensise, oltre che naturalmente i presidenti dei gruppi parlamentari di Crollalanza e Pazzaglia. Le solenni esequie si sono svolte venerdì mattina nella chiesa dei santi Michele e Gaetano a Firenze, dove Coda Nunziante abitava da molti anni. Chi lo ricorda benissimo è Maurizio Gasparri, attuale senatore di Forza Italia, all’epoca dirigente del Msi e del FdG: «Era un galantuomo. Ricordo i suoi sforzi e il suo impegno, veramente “eroici”, da amminsitratore del partito, per gestire tutta l’attività politica del Msi con le scarse risorse a disposizione. In seguito ebbi modo di incontrarlo e di frequentarlo, partecipando alle sue iniziative per la famiglia. Anche in questo si dimostrò coerente con le idee che lo avevano sempre mosso. È una grave perdita per l’Italia». Il marchese era nato a Napoli il 20 settembre 1930, da quella antica e illustre famiglia che aveva, tra i suoi antenati, Vito Nunziante, il quale insieme con il cardinal Ruffo aveva guidato l’insorgenza antigiacobina del 1799. Un’altra figura celebre della sua famiglia era Ferdinando Nunziante, deputato per quattro legislature e poi senatore del Regno, ricordato ancora oggi per le sue opere benefiche nel Mezzogiorno, e per il suo aiuto prestato agli orfani del Terremoto di Messina.

Coda Nunziante aveva frequentato l’Accademia di Livorno

Come altri membri della sua famiglia, Luigi Coda Nunziante frequentò la prestigiosa Accademia navale di Livorno, uscendone come ufficiale nella Marina militare italiana, raggiungendo il grado di capitano di fregata e svolgendo dopo la guerra importanti missioni come pilota militare sulle portaeliccoteri nazionali. Lasciato il servizio permanente effettivo, Coda Nunziante si era dedicato alla vita pubblica  nell’intento di servire l’Italia. Per questo si era avvicinato al Movimento Sociale, dove si era immediatamente guadagnato l’amicizia, la stima e il rispetto non solo di Almirante, ma di tutto il gruppo dirigente del partito. Profondamente cristiano, Luigi Coda Nunziante si era dedicato con entusiasmo e dedizione a servire il Paese nella vita pubblica. Nel partito, grazie al suo rigore morale, al suo prestigio e alle sue capacità, ricoprì incarichi importantissimi, sempre in stretto contatto con il segretario nazionale. Coda Nunziante era popolarissimo anche tra i giovani del Fronte della Gioventù, che lo chiamavano semplicemente “comandante”, perché non esistava a scendere in piazza per le giuste rivendicazioni sociali e popolari del Msi. Di lui ho un piccolo ma significativo e intenso ricordo personale: Coda Nunziante accettava sempre l’invito delle sezioni missine a partecipare a conferenze, dibattiti, convegni, e accettò anche l’invito a parlare nei locali sezionali che nel maggio 1979 gli aveva rivolto lo storico esponente missino Domenico Franco. Noi ragazzi andammo volentieri alla sezione di Monte Mario, in via Assarotti a Roma, per ascoltare il comandante, le cui argomentazioni erano sempre edificanti e piacevoli. Il problema era che negli anni Settanta la sezione Monte Mario si era guadagnata il poco inviadiabile record di sede più assaltata d’Italia. E anche quella volta si confermò tale. I relatori erano, oltre che lo stesso Coda Nunziante, Bartolo Gallitto e Giulio Caradonna. Se non erro, l’argomento riguardava la legge sulla ricostituzione del disciolto partito fascista, quindi era molto sentito, sia a destra sia a sinistra. Stava parlando proprio Coda Nunziante, quando scoppiò il finimondo all’esterno della sede, che si trova in una strada piuttosto stretta. Franco, Caradonna e altri attivisti corsero all’esterno della sezione, ma la cosa era più grossa del solito: gli estremisti di sinistra spararono alcuni colpi di pistola e lanciarono delle molotov contro l’ingresso della sede. Dopo qualche minuto arrivò la polizia, ma poiché gli estremisti non accennavano ad andarsene, un poliziotto fu costretto a sparare una raffica di mitra in aria per disperderli e ponendo fine all’aggressione. Ricordo che Coda Nunziante prese la cosa in modo piuttosto sportivo, non si scompose per nulla, e riprese a parlare, solo che ovviamente si parlò anche d’altro.

L’impegno di Coda Nunziante in Famiglia Domani

Ma l’impegno sociale e politico di Luigi Coda Nunziante non si esaurì con il Msi: partecipò attivamente a tutte le attività della Fondazione culturale Lepanto. Nel 1987 fondò e diresse l’Associazione Famiglia Domani, per la quale ideò e organizzò campagne pubbliche in difesa dei valori familiari, tra cui la Marcia per la Vita. Insieme alla principessa Elvina Pallavicini costituì nel 1997 la associazione Noblesse et Tradition. Il suo ultimo intervento pubblico, riportano le cronache di Corrispondenza Romana, avvenne il 9 marzo di quest’anno a Palazzo Pallavicini per ricordare i dieci anni di scomparsa della principessa romana. Da non dimenticare che nel 1989 aderì all’Anti 89 per ricordare i crimini della Rivoluzione francese. Scrive ancora nel suo ricordo Corrispondenza Romana: «Fu un cattolico esemplare e un perfetto gentiluomo formato ai sentimenti dell’onore e all’attaccamento ai valori patriottici e religiosi che seppe trasmettere ai suoi familiari. Era sposato con la contessa Gabriella Spalletti Trivelli da cui ha avuto cinque figli e quindici nipoti». Non avremmo saputo dir meglio. Alla famiglia giungano le più sentite e affettuose condoglianze anche da parte della Fondazione Alleanza Nazionale, del Secolo d’Italia e di tutta la comunità umana che si riconosce in quei valori nei quali il “comandante” credeva profondamente.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *