Da rossi a “Verdini”: il Pd di Renzi è in piena crisi d’identità

29 Lug 2015 18:13 - di Francesca De Ambra

Un “uno-due” micidiale che regala al Pd un pomeriggio da cani. Prima le fanfare di Denis Verdini con cui l’ex-factotum di Berlusconi ha annunciato in un colpo solo la nascita al Senato del suo nuovo gruppo – Ala (Alleanza liberale per le autonomie) – e la volontà di schierarlo a sostegno di Renzi  e solo pochi minuti dopo, sempre a Palazzo Madama, il salvataggio di Antonio Azzollini del Ncd dalla richiesta dei pm di Trani, accolta invece dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere, che lo volevano invece agli arresti domiciliari per una serie di imputazioni che oscillano dall’associazione a delinquere alla corruzione e alla turbativa d’asta.

La minoranza va alla guerra: «Ora serve un chiarimento immediato»

È presto per parlare di crisi di rigetto, ma di certo la corrente di minoranza del Pd non l’ha presa bene e ora medita di passare al contrattacco nella speranza di ridimensionare -almeno sul fronte interno – il potere del segretario-premier. Ci pensa il deputato bersaniano Alfredo D’Attorre ad aprire la polemica sottolineando la necessità urgente di «un confronto democratico» per chiarire come può proseguire l’esperienza di governo senza perdere «identità e valori». Lo spettro che la minoranza intravede nel doppio colpo odierno è quello del “partito della Nazione”, figlio non si sa quanto spurio di quel “patto del Nazareno” stipulato con Renzi dal “nemico”Berlusconi nello storico incontro nella sede del Pd. Di «pagina triste alla Don Abbondio» scrive invece in un tweet Michele Emiliano, da poche settimane presidente della regione Puglia, con esplicito riferimento alla libertà di coscienza concessa dal capogruppo Luigi Zanda ai senatori al momento del voto su Azzollini.

Si avvera la profezia del Cavaliere: «Caro Denis, al Pd porterai più danni che vantaggi»

Comunque sia, le reazioni in casa pd sembrano dar ragione alla previsione che lo stesso Berlusconi fece al momento del commiato di Verdini: «Vedrai – gli disse – che procurerai a Renzi più danni di quanti vantaggi credi di apportargli con la tua scissione». Almeno a giudicare da queste prime reazioni, sembra di poter dire che la profezia del Cavaliere ha colto nel segno.

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