È morto Elio Fiorucci, lo stilista controcorrente che anticipava le mode
Elio Fiorucci, lo stilista controcorrente, è stato trovato morto a casa sua a Milano in corso Vittorio Veneto, vittima di un malore. Solo lo scorso 10 giugno aveva appena computo 80 anni. Secondo quanto riferito dai carabinieri, era già da domenica che non rispondeva al telefono, inducendo nei familiari il sospetto che qualcosa non andasse per il verso giusto. Dato l’allarme, i primi soccorritori entrati in casa hanno trovato il corpo senza vita dello stilista, già messo a disposizione dei parenti. «Godeva di buona salute», ha dichiarato nell’immediatezza della scoperta il suo ufficio stampa: ma la cosa non eslcude che Fiorucci possa essere stato colpito da un malore improvviso domenica sera, o durante la notte.
Addio a Elio Fiorucci
Con la sua morte scompare uno degli innovatori della moda italiana e internazionale. Restano nell’immaginario estetico le sue creazioni e negli archivi di settore la notizia dell’apertura del suo primo negozio, in Galleria Passarella, inaugurato nel 1967, il primo di una lunga e prestigiosa serie di punti vendita che avrebbero esportato il brand Fiorucci in mezzo mondo, da Londra a New York, fino in Giappone. E proprio nella terra del Sol Levante, allora, si sarebbe completata la parabola professionale dello stilista milanese quando, dopo un’espansione trentennale, nel 1990 Fiorucci decide di cedere l’azienda alla società nipponica Edwin International, mantenendo però sempre a Milano il centro di design. Uno stile pop e rivoluzionario, il suo, che ha omaggiato ed esportato nel mondo inventiva, creatività ed eleganza essenziale, elementi tipici della moda made in Italy declinati per mano di Fiorucci al gusto giovanile vigente, dettato in gran parte anche dai suggerimenti estetici e dai guizzi eclettivi di cui lo stilista ha permeato le sue creazioni dal tratto inconfondibile.
Uno stile che anticipa i tempi
Il vero debutto internazionale delle creazioni Fiorucci si deve però al 1970, quando la maison milanese inizia la produzione di abiti per il tempo libero, jeans in particolare, dal taglio personalissimo che Fiorucci mette sul mercato con la sua firma: un genere che lancerà il suo nome in Europa, prima, in Giappone, Stati Uniti e Sud America, poi, e che farà proliferare in molte delle grandi metropoli del pianeta i suoi punti vendita. In quegli stessi anni Settanta i prodotti targati Fiorucci sono pronti per essere sdoganati da protagonisti del jet set del calibro di Bianca Jagger, Andy Wharol e Grace Jones – solo per citarne alcuni – testimonial della qualità e dell’originalità del prodotto Fiorucci. E se il jeans ha marchiato a caratteri di fuoco l’inizio della carriera di Fiorucci, sempre il jeans, e in generali i tipici cavalli di battaglia della linea casual dello stilista italiano come felpe, abiti e accessori, saranno gli elementi cardine delle creazioni degli anni Duemila. Nel 2003, per l’esattezza, Fiorucci presenta la linea Love Therapy, un progetto estetico che contempla dal jeans in su, tutto ciò in grado di confermare ed esaltare lo stile casual pop dello stilista, nel frattempo divenuto vegetariano e convinto sostenitore di molte battaglie ambientaliste. E allora, dal 2011 Fiorucci è fra i garanti del manifesto La coscienza degli animali, per le stesse ragioni etiche per cui nel 2014 sceglie di collaborare con It@rt, creando per la circostanza t-shirt esclusive a sostegno del Progetto Amazzonia del WWF, non tralasciando di realizzare una maglia-denuncia contro le pellicce d’angora. Uno stile di vita, quello di Elio Fiorucci, che ha sempre permeato il suo marchio: quello di un uomo anticipatore di mode e tendenze, che ha saputo omaggiare il colore, il life style giovanile, strizzare lungimirantemente l’occhio a un fenomeno non ancora gettonatissimo comne quello della street art – per cui lo stilista riuscì a portare a Milano uno dei più noti artisti del genere, Keith Haring, che nel 1984 lavorò 24 ore di fila per personalizzare il negozio di Galleria Passarella –imprimendo sempre alle sue geniali innovazioni il coraggio del suo inconfondibile estro d’autore.