L’Ocse gela Renzi: crescita timida, disoccupazione giovanile inaccettabile

9 Lug 2015 12:01 - di Guglielmo Federici
disoccupazione giovani

In Italia «la ripresa resterà  timida per un certo periodo». Non sono buone notizie quelle che si leggono nell’Employment Outlook dell’Ocse, che ricorda le sue proiezioni più recenti che danno il Pil del Paese in crescita dello 0,6% nel 2015 e dell’1,5% del 2016, «in entrambi i casi al di sotto della crescita prevista per l’Eurozona e per l’intera area euro».

Ocse, il 56% dei lavoratori under 25 è precario

Continua a crescere in Italia la percentuale di lavoratori under 25 con contratti precari, passata dal 52,7% del 2013 al 56% nel 2014. La percentuale è aumentata di quasi 14 punti percentuali dal 2007 (42,2%) e di quasi 30 punti dal 2000 (26,6%). Molto spesso inoltre, rileva l’Ocse, questa condizione di precariato è tutt’altro che passeggera: «solo il 55% delle persone che entrano nel mercato del lavoro cominciando con un lavoro temporaneo – rileva l’organizzazione – hanno un contratto permanente dieci anni dopo in Italia, uno dei dati più bassi nell’Ocse». Sono invece quasi il 40%, sempre secondo dati Ocse per il 2014, i giovani under 25 che mantengono il loro posto di lavoro per meno di 12 mesi, con un’incidenza particolarmente elevata tra le ragazze (43,7%).

Disoccupazione: il 42,7% di giovani è senza lavoro

La disoccupazione giovanile in Italia nel 2014 è aumentata di 2,7 punti rispetto al 2013, arrivando a quota 42,7%. La percentuale è più che raddoppiata dal 2007, quando si fermava al 20,4%. «Più di una persona su 4 di età uguale o inferiore ai 29 anni in Italia non è né occupata né in educazione (Neet)», percentuale che «si è impennata del 40% dall’inizio della crisi, aprendo un ampio divario con la media Ocse». “Tutti i Paesi hanno fatto molti tagli, ma tagliare sulle politiche che portano le persone a trovare lavoro è controproducente, perché è molto costoso sostenerli fuori dal mercato del lavoro”, ha dichiarato il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, sottolineando in particolare che c’è stato un taglio “dell’ordine del 50%” sulle politiche attive per il lavoro tra il 2007 e il 2014 in Italia, Spagna e Irlanda, “tre dei Paesi con più problemi di disoccupazione”.

Ancora: “L’occupazione cresce ancora troppo lentamente per chiudere il divario occupazionale indotto dalla crisi in tempi brevi”. Per questo, “la disoccupazione resterà elevata fino alla fine del 2016”, anche se in “graduale riduzione. Il mix occupazionale si è spostato verso più lavoro part time e lontano dai posti di lavoro in manifattura e costruzioni, cosa che può rendere più difficile per alcuni trovare lavoro”, rileva ancora l’organizzazione, sottolineando anche che la disoccupazione di lungo termine “rimane inaccettabilmente alto, è c’è il rischio che alcuni in questo gruppo si siano disimpegnati dal mercato del lavoro”.

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