Intercettazioni, Orlando costretto a precisare: «Nessun bavaglio alla stampa»

27 Lug 2015 14:27 - di Giacomo Fabi

Al momento manca solo l’annuncio formale, ma è scontato che l’esame da parte dell’aula di Montecitorio del ddl sulle intercettazioni slitti a settembre. Ufficialmente per la quantità industriale di emendamenti fatta piovere dal M5S sul testo all’attenzione dei deputati, nella sostanza per dare tempo al governo di venire a capo delle fibrillazioni in seno alla maggioranza innescate dall’approvazione in commissione Giustizia dell’emendamento di Alessandro Pagano (Ncd). Una modifica che prevede quattro anni da carcere la pena per chi divulga conversazioni captate in maniera fraudolenta.

Le reazioni di giornalisti e magistrati all’emendamento Pagano

Come da copione da molti anni a questa parte, il tema delle intercettazioni fa presto a diventare rovente. Ad insorgere è soprattutto la stampa, che si vede minacciata nel suo diritto di cronaca (non a caso l’emendamento Pagano è stato subito ribattezzato come ammazza-Jene, dal nome della popolare trasmissione di Italia 1) ma reazioni piccate e preoccupate provengono anche da settori ella magistratura. In questo caso il timore riguarda l’efficacia delle indagini, in gran parte ormai basate sulle intercettazioni. Parla di «ragalo ai boss» – dalle colonne de il Fatto quotidiano – il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, mentre per Giancarlo Caselli il rischio è quello di creare «intralcio alle inchieste».

Scontro Pd-Ncd sulle intercettazioni?

Dal canto suo, il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha tentato di spegnere sul nascere l’incendio annunciando la riscrittura dell’emendamento passato in commissione: «Credo – ha dichiarato – che anche la rapidità con la quale si è ritenuto di dover riscrivere la norma dimostri che non c’era alcuna volontà di colpire la stampa». Ai giornalisti che lo hanno seguito all’Expo di Milano, il guardasigilli ha esposto un piano in due mosse: «Spiegare meglio i caratteri delle attività fraudolente e quindi anche quali sono i soggetti titolati a esercitare un qualche modo a quella funzione» cui far seguire «un ritocco della pena». Dalle sue parole – pare di capire – che il Ncd di Alfano e Lupi dovrà ingoiare un altro boccone amaro. L’ennesimo.

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